sabato 24 luglio 2021

Ora et Labora

 



Alcuni giorni dopo mi venne fatto di domandarmi se con il riferimento all’insegnamento benedettino, “Ora ed labora”, con cui l’Angelo aveva concluso il precedente dialogo, avesse voluto solo confermarmi come il mio periodo passato a Farfa fosse stato fruttifero, ovvero se intendesse farmi approfondire il mio ragionamento proprio sulla validità di quell’insegnamento anche ai giorni nostri.

Ed ovviamente la sera trovai l’Angelo che sempre sorridente mi aspettava proprio per pormi quella domanda.

“E’ difficile risponderti perché, se da un lato ritengo che solo la preghiera può trovare ascolto nel Signore, specie se pronunciata nel nome del Figlio, dall’altro lato sono egualmente convinto che proprio l’invio del Figlio nel mondo dimostri inequivocabilmente la Sua volontà salvifica, che quindi potrebbe prescindere dalla preghiera stessa.”

“ E allora come risolvi l’evidente contrasto in cui sei caduto?” mi rispose l’Angelo.

“Il dubbio  mi è sorto leggendo quel passo del Vangelo di Luca (12/22)in cui Gesù dopo aver invitato i discepoli a non preoccuparsi “del cibo di cui avete bisogno per vivere né del vestito di cui avete bisogno per coprirvi” rammenta loro, prima gli uccelli “che non seminano e non mietono non hanno rispostigli ne granaio eppure Dio li nutre. Ebbene voi valete più degli uccelli!” e poi i gigli del campo che “ non lavorano ne si fanno vestiti. Eppure io vi dico che neppure Salomone con tutta la sua ricchezza, ha mai avuto un vestito così bello!”  quindi conclude “ Se dunque Dio veste così bene i fiori del campo, che oggi ci sono, e il giorno dopo vengono bruciati, a maggior ragione darà un vestito a voi, gente di poca fede! Perciò non state sempre in ansia nel cercare che cosa mangerete o che cosa berrete, di tutte queste cose si preoccupano gli altri, quelli che non conoscono Dio. Ma voi avete un padre che sa ciò di cui avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”

Mi domandò allora l’Angelo: “Quale dubbio può esserti mai sorto da quelle parole che al contrario sono di una chiarezza assoluta in ordine alla vicinanza del Signore in ogni momento ed in ogni esigenza  della vita ?”.

“Il dubbio non riguarda la continua vicinanza del Signore, bensì l’inutilità della preghiera data appunto tale vicinanza.
Mi spiego meglio, se non dobbiamo preoccuparci  del cibo che mangeremo o delle vesti per coprirci, perché  Dio ben conosce ciò di cui abbiamo bisogno, mi sembra, e qui sta il mio dubbio, che la preghiera sia inutile dato che ciò di cui abbiamo bisogno ci verrà comunque dato dal Signore, come avviene per gli uccelli e i gigli del campo.
Ma se questo ragionamento è corretto, allora perché Gesù ha insegnato agli apostoli la preghiera al Padre Nostro nella quale si chiede il pane quotidiano?”

L’Angelo, questa volta non sorridendo, così mi rispose
“La contraddizione che hai rilevato è solo apparente e non di sostanza, perché se da una lato è vero che non dobbiamo preoccuparci di ciò che mangeremo e vestiremo perché Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno, dall’altro lato è anche vero che Gesù conclude il suo insegnamento agli apostoli dicendo “ Cercate piuttosto il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”.
Queste sono le parole che risolvono il tuo dubbio.
Gesù infatti ha voluto dirci tre cose: la prima è che la ricerca del regno di Dio deve essere la principale, se non unica, preoccupazione che l’uomo deve avere, la seconda è che tutte le altre preoccupazioni sono da considerarsi superflue rispetto alla prima, la terza è che quantunque superflue saranno comunque soddisfatte a colui che ricerca il regno di Dio.
E veniamo alla preghiera.
 E’ vero che Gesù ci ha invitato a chiedere al Signore il nostro pane quotidiano, ma ci ha anche detto di chiedere di rimetterci i nostri debiti così come noi li rimettiamo ai nostri debitori. L’invito a quella preghiera quindi è diretto a tutti coloro che ancora non abbiano rimesso i debiti ai loro debitori.
Ricorda infatti quell’altro passaggio del vangelo in cui Gesù invita chi voglia recarsi al Tempio per pregare, di fare prima pace col proprio fratello che, evidentemente, riteneva essergli debitore.
Dunque quella preghiera è stata dettata per tutti i fedeli che ancora non siano riusciti a capire che solo la ricerca del regno di Dio deve essere lo scopo della vita.
Ovverosia purtroppo, e di questo era perfettamente conscio Gesù, per la quasi totalità dei fedeli.
 Con ciò ribadendo il Suo potere salvifico quale conseguenza della Sua discesa sulla terra.
Queste considerazioni per fugare ogni dubbio circa la necessità della preghiera per tutti i fedeli; tutti, ripeto, compresi anche quelli che ricercano il regno di Dio, perché l’umiltà e la coscienza della propria pochezza di fronte al Signore, impedisce loro di ritenersene esentati, ché diversamente tale convincimento si risolverebbe in una orgogliosa e come tale inammissibile presunzione.”

“Ora et Labora” risposi io “ Avevano ragione i monaci di Farfa dunque. Perché da quanto mi hai detto credo che quel principio si possa tradurre in “Prega e Vivi la tua  vita come la preghiera ti indicherà.
 E poiché tanti sono i chiamati ma pochi gli eletti, credo che il monaco di Farfa che mi insegnò quella formula sia fra quest’ultimi.
Agli altri, come me, solo la preghiera ci potrò indicare quale debba essere la vita che ci trasformerà in eletti.
Ed ovviamente quella vita non potrà avere altro scopo che la ricerca del regno di Dio.
Perché tutto il resto, ossia il pane quotidiano, ci verrà dato in aggiunta”