venerdì 30 aprile 2021

La Trinità

 





La sera precedente ad una cena con amici il discorso era si era incentrato, come spesso accade alla nostra età, sulla religione.
Trovai i miei ospiti piuttosto agguerriti su una posizione di totale incredulità sull’esistenza di un Creatore.
 Sostenevano infatti che la teoria evoluzionistica, ormai pacifica, lo escludeva.
A quel ragionamento obiettai che detta esclusione non poteva trovare ragione in tale teoria, quanto meno sotto l’aspetto logico, atteso che ove si ipotizzi un “inizio” non può negarsi un “prima”, e conseguentemente il Creatore andava ricercato in quel prima.
Ma proprio perché quel prima è, per così dire, fuori dallo “spazio” e dal “tempo”, che sono le categorie entro le quali ci possiamo muovere e ragionare, non ci è dato neppure immaginare il Creatore.
A quel punto la discussione si spostò sulla Trinità, per dichiararne l’assoluta incongruenza.
E fu a quel punto che mi trovai in difficoltà.

L’Angelo, che mi aveva ascoltato attentamente, mi domandò: “Vedo che sei ancora molto turbato, e  che non mi hai ancora precisato quale sia stato il ragionamento che ti ha  colpito tanto da esitare a farmene partecipe, quasi temessi di bestemmiare”

“E’ vero” risposi “ sono turbato, ma non esito perché temo di bestemmiare, ma perché non mi so dare pace di non essere stato in grado di confutare soddisfacentemente le loro affermazioni”

“Ma dunque che cosa è stato detto di tanto terribile” mi incalzò l’Angelo

Il loro ragionamento  si fondava su queste domande:

Quale  Dio è mai quello predicato da Gesù che pretende la morte in croce del figlio, che è Dio come lui, per perdonare l’umanità del suo peccato, mentre la terza figura, lo Spirito Santo, nulla ha da obiettare ?

 Non ti vengono in mente i sacrifici umani che erano dovuti agli Dei per ottenere la loro benevolenza ?

E qual era questo peccato così grave da rendere necessaria una tale vittima?La mela di Eva e quindi la disubbidienza al suo comando? E ti pare accettabile tutto ciò?”

Povero Gian Carlo” mi rispose l’Angelo “hai subito un attacco in piena forza di Satana, ma ora calmati e lascia parlare la tua fede .

Mi spiego meglio. Tu non sei stato in grado di rispondere, non perché la tua fede fosse scarsa, ma perché ti sei rivolto alla tua conoscenza della fede, e questa per quanto grande non è in grado di confutare Satana quando questi decida di intervenire in prima persona.

 Avresti dovuto chiudere il cervello ed affidarti completamente allo Spirito Santo che ti avrebbe suggerito le parole.

Come Gesù disse  di fare agli apostoli, quando si sarebbero dovuti difendere dinanzi i Tribunali.”

“ Ma  quale ragione  ha spinto Satana a tale durissimo intervento?” gli domandai “Non credo per minare la mia fede che, come te, anche lui sa essere incrollabile,”

“Le parole che lui ha messo in bocca ai tuoi amici erano dirette al loro stessi” mi rispose l’Angelo “ e non a te.

 Voleva infatti confermare a loro stessi la fondatezza dei dubbi che già avevano.  

 E la ragione per la quale ti ha rovesciato addosso tutte insieme quelle problematiche era per confonderti e farti perdere la calma necessaria per invocare lo Spirito Santo. Ma ora credi di aver riacquistato quella calma? E se si, che cosa intendi fare?”

“ Mi domandi che cosa io intenda fare perché tu ben sai che io voglio e devo fare qualche cosa per quegli amici, ed altrettanto sai che una ragione del mio turbamento consiste nella promessa di inviare loro i miei racconti, ma sai anche che tale promessa celava la volontà di riprendere, per confutarli, i loro convincimenti.

Io credo che i miei amici, attaccando così duramente la mia fede, non intendessero deridermi e, quel che più conta, cercare di farmene dubitare, ma,  forse, espormi i motivi che impediscono loro di credere, nell’assurda, inconscia  speranza di una mia parola che instillasse in loro un fondato dubbio su quanto stavano affermando.

Dunque non parole di conversione, che ben sapevano essere fuori dalla mia portata,  ma semplicemente di fede, della mia fede.

Questa trova il suo fondamento nel Prologo del Vangelo di Giovanni:

“In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo.

Questo era in principio presso Dio.

Tutto per mezzo di lui fu fatto e senza di lui non fu fatto assolutamente nulla di ciò che è stato fatto.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;

e la luce nelle tenebre brilla e le tenebre non la compresero.”

Più oltre Giovanni prosegue :

“E il Verbo si fece carne e dimorò presso di noi e abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”

Io credo in queste parole con cui Giovanni ha cercato di spiegare il mistero della Trinità.

Dio è il Verbo, ossia il Logos, come testualmente Giovanni, che scriveva in greco, lo ha definito.     

E il Logos per il filosofo Eraclito era è il principio vivente ed attivo che si diffonde nella materia inerte animandola e portando alla vita i diversi enti.
« Non ascoltando me, ma il logos, è saggio intuire che tutte le cose sono Uno e che l'Uno è tutte le cose. »

Principio vivente quindi che dà la vita quindi.

Per Giovanni e per tutti i credenti questo “Principio vivente” è un’entità inimmaginabile, proprio perché oltre lo spazio ed il tempo, che crediamo essere il nostro Dio, creatore di “ tutto ciò che fu fatto”

Ma poi Giovanni aggiunge che “ il Verbo si è fatto carne e dimorò presso di noi”

Dunque non ha senso parlare di Gesù come entità scissa dal Padre, perché è sempre il Verbo che si è fatto carne.

Di conseguenza non ha senso ritenere che il Padre abbia voluto il sacrificio del figlio, proprio perché è sempre il Padre che si è sacrificato.

E quindi non ha senso ritenere che questo sacrificio sia stato fatto per placare l’ira del Padre.

Poiché  però io credo che il sacrificio di Gesù sia comunque avvenuto, questo non poteva che essere finalizzato all’ uomo, ossia all’umanità, e non a placare la propria ira.

Con la parabola del Buon Pastore infatti Gesù stesso ci dice:

“ Io sono il buon pastore e conosco le mie  (pecore) e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce  me ed io conosco il Padre.  Io do la mia vita per le pecore. Ed ho altre pecore che non sono di quest’ovile. Anch’esse devo guidare, ascolteranno la mia voce e saranno un solo gregge, un solo pastore”

Dunque il Verbo si è fatto carne per guidare tutte le pecore in un solo ovile.

Tuttavia potrà guidarle solo se ascolteranno la Sua voce.

Ma per ottenere il loro ascolto è necessario che dia loro un segno indiscutibile d’amore che le rassicuri sulla sua intenzione di ricondurle all’ovile ove si sentono sicure.

Il sacrificio estremo quale segno d’amore e la resurrezione quale segno di potenza assoluta.

Dunque il Logos che contiene in se il Figlio e lo Spirito Santo

E veniamo al “peccato originale”.

Quello commesso da Eva è senza dubbio una disobbedienza, ma certo non quella di aver mangiato il frutto proibito.

Ma quello di aver ritenuto che la libertà di arbitrio , ovverosia di scelta, che era stata concessa all’uomo all’atto della sua creazione, lo legittimasse a separare Dio dalla sua vita.

Ora, al di là che con tale scelta l’uomo , in ultima analisi, riteneva di poter fare a meno di Dio, non si rendeva conto che così facendo allontanava da se la vita stessa.

Giovanni infatti precisa che in Dio “ era la vita e la vita era la luce degli uomini”.

Una scelta dunque che rifiutava la Vera vita, perché solo quella che Dio infuse in Adamo può dirsi tale.

 Nella Genesi infatti si legge che fece l’uomo a sua immagine e somiglianza, cioè creandolo per la vita eterna e non per la morte.

 Proprio perché, avendo creato Adamo  simile a se,  anche la vita che gli infuse era fuori dal tempo e dallo spazio, ovverosia senza fine.

Quella di Adamo dunque fu una scelta  di morte.

“ e la luce nelle tenebre brilla e le tenebre non la compresero” dice Giovanni.

Ed è questo il Peccato originale: la scelta delle tenebre che contrasta con la volontà di Dio al momento della creazione.”

 “ Tante altre e diverse argomentazioni sono state fatte dai Padri della Chiesa” mi rispose l’Angelo “ ma quelle che tu hai portato hanno il pregio della semplicità che è essenziale nelle questioni di fede, proprio perché questa, quand’è sincera, è quasi sempre irrazionale.

Infatti nessun dialogo è possibile con chi non sente nel suo intimo il desiderio, irrazionale appunto, di credere nell’esistenza di un Logos.”

Stanco per la concentrazione cui l’Angelo mi aveva costretto chiedendomi in ultima analisi di spiegare a me stesso, evidentemente, la mia Fede, mi addormentai soddisfatto.


Nessun commento:

Posta un commento