Alcuni giorni dopo l’ultimo
colloquio con il mio Angelo lo ritrovai che mi aspettava, sapendo evidentemente
che la mia introspezione era terminata.
“Dunque Gian Carlo, i tuoi dubbi riguardavano le conseguenze che la
sparizione del primo mondo, che Giovanni nell’Apocalisse aveva predetto,
riferendo le parole stesse del Signore sulla discesa della Santa Gerusalemme,
avrebbe avuto sul peccatore e sulla pena alla quale era stato condannato.
Ed io ti avevo risposto che le risposte dovevi cercarle tu stesso nella
Fede che Dio ti aveva dato.
Ed allora sono io che ti domando come hai risolto i tuoi dubbi ?”
Caro Angelo in primo luogo mi
sono domandato quale fosse il peccato meritevole di pena perché ritengo che il
giudizio divino abbia preso in esame non il peccatore in se ma il peccato
commesso.
Mi sono ricordato allora che Papa
Ratzinger era giunto alla conclusione che il peccato è uno solo ossia aver
ritenuto di poter escludere Dio dalla propria vita, perché in fin dei conti
tutte le violazioni sia del decalogo che
del primo comandamento di Gesù circa l’amore per il prossimo, presuppongano
consciamente o inconsciamente tale esclusione, che a ben vedere è lo stesso
peccato che commise Lucifero.
Se questo è il peccato il
peccatore è assolutamente simile a
quello e come lui è destinato a sparire e con esso sparirebbe anche la pena.
Ed è giusto che sia così , perché
la cognizione della pena inflitta il peccatore l’avrebbe avuta nel “momento” stesso del Giudizio Divino,
rendendosi conto dell’esistenza di quel
Dio del quale aveva escluso l’esistenza , e che a lui veniva negato per l’eternità.
Perché quel Giudizio avviene
fuori dello spazio e del tempo ed in quanto tale nell’eternità di Dio.
Un “momento” dunque eterno anche per lo stesso peccatore.
Sennonché quando credevo di aver
risposto ai miei dubbi me ne sorse un altro che riguardava la sparizione col
primo mondo anche di quelle bellissime opere che alcuni artisti pur se
peccatori meritevoli di sparizione avevano compiuto in vita.
La risposta l’ho trovata proprio
nella bellezza o meglio nella
provenienza della stessa.
Perché se è pur vero che le opere
in se stesse sono frutto dell’attività materiale dell’artista , la bellezza in esse infusa trova la sua
fonte nell’anima del suo autore e questa è quella che Dio stesso gli ha dato.
Ed a quell’anima non può quindi
addebitarsi quell’esclusione di Dio meritevole di pena.
Ma c’è di più . Quella bellezza è stata voluta da Dio perché
potesse essere conosciuta degli uomini e attraverso lei intuirne la provenienza
divina.
L’artista dunque altro non è che
lo strumento usato e quindi voluto dal Signore, ed allora non è concepibile che
possa sparire con il primo mondo un tale essere che in vita è stato così vicino
alla perfezione di Dio.
Ma allora la bellezza lo salverà ?
Caro Angelo, a questa domanda non
ho risposta ma solo una speranza.
Ed è che tutti i peccatori, e non solo gli artisti , che negarono
l’esistenza di Dio abbiano nel “momento”
del giudizio l’umiltà di chiedere il
Suo perdono.
Perché credo che la misericordia
di Dio non lo negherà.
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