venerdì 24 novembre 2023

Il Peccato più grande



Alcuni giorni dopo l’ultimo colloquio con il mio Angelo lo ritrovai che mi aspettava, sapendo evidentemente che la mia introspezione era terminata.

“Dunque Gian Carlo, i tuoi dubbi riguardavano le conseguenze che la sparizione del primo mondo, che Giovanni nell’Apocalisse aveva predetto, riferendo le parole stesse del Signore sulla discesa della Santa Gerusalemme, avrebbe avuto sul peccatore e sulla pena alla quale era stato condannato.

Ed io ti avevo risposto che le risposte dovevi cercarle tu stesso nella Fede che Dio ti aveva dato.

Ed allora sono io che ti domando come hai risolto i tuoi dubbi ?”

Caro Angelo in primo luogo mi sono domandato quale fosse il peccato meritevole di pena perché ritengo che il giudizio divino abbia preso in esame non il peccatore in se ma il peccato commesso.

Mi sono ricordato allora che Papa Ratzinger era giunto alla conclusione che il peccato è uno solo ossia aver ritenuto di poter escludere Dio dalla propria vita, perché in fin dei conti tutte le violazioni  sia del decalogo che del primo comandamento di Gesù circa l’amore per il prossimo, presuppongano consciamente o inconsciamente tale esclusione, che a ben vedere è lo stesso peccato che commise Lucifero.

Se questo è il peccato il peccatore è assolutamente simile a quello e come lui è destinato a sparire e con esso sparirebbe anche la pena.

Ed è giusto che sia così , perché la cognizione della pena inflitta il peccatore l’avrebbe avuta nel “momento” stesso del Giudizio Divino, rendendosi conto dell’esistenza di quel  Dio del quale aveva escluso l’esistenza ,  e che a lui veniva negato per l’eternità.

Perché quel Giudizio avviene fuori dello spazio e del tempo ed in quanto tale nell’eternità di Dio.

Un “momento” dunque eterno anche per lo stesso peccatore.

Sennonché quando credevo di aver risposto ai miei dubbi me ne sorse un altro che riguardava la sparizione col primo mondo anche di quelle bellissime opere che alcuni artisti pur se peccatori meritevoli di sparizione avevano compiuto in vita.

La risposta l’ho trovata proprio nella bellezza o meglio nella provenienza della stessa.

Perché se è pur vero che le opere in se stesse sono frutto dell’attività materiale dell’artista , la bellezza in esse infusa trova la sua fonte nell’anima del suo autore e questa è quella che Dio stesso gli ha dato.

Ed a quell’anima non può quindi addebitarsi quell’esclusione di Dio meritevole di pena.

Ma c’è di più . Quella bellezza è stata voluta da Dio perché potesse essere conosciuta degli uomini e attraverso lei intuirne la provenienza divina.

L’artista dunque altro non è che lo strumento usato e quindi voluto dal Signore, ed allora non è concepibile che possa sparire con il primo mondo un tale essere che in vita è stato così vicino alla perfezione di Dio.

Ma allora la bellezza  lo salverà ?

Caro Angelo, a questa domanda non ho risposta ma solo una speranza.

Ed è che tutti i peccatori,  e non solo gli artisti , che negarono l’esistenza di Dio abbiano nel “momento” del giudizio l’umiltà di chiedere il Suo perdono.

Perché credo che la misericordia di Dio non lo negherà.


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