Stavo sognando qualche cosa di
verde, forse un prato o forse un bosco, quando una punta di dolore si fece più
viva svegliandomi. Mi ricordai
allora di aver subito un’operazione e di essere solo nella camera da letto di casa mia.
Per nulla impressionato da quella solitudine che sapevo momentanea né dal dolore che attribuii ai punti di sutura, decisi di non chiamare nessuno ed attendere l’evoluzione di quello che al momento era poco più di un fastidio ancora tollerabile.
Quando però l’aumentare dello stesso incominciò ad impensierirmi e fui tentato di chiamare chi si trovasse in quel momento in casa, ma una forma di orgoglio mi fece desistere.
Non che fossi un coraggioso, ché al contrario ritenevo minima la mia tolleranza al dolore, ma più forte era il pudore di mostrare la mia sofferenza.
O forse più che il pudore era la consapevolezza della scarsa sopportazione che, facendomi sentire totalmente indifeso, ritenevo mi esponesse alla pietà altrui.
E questo era per me inaccettabile.
Decisi quindi di attendere che la forza del dolore avesse vinto il mio orgoglio e quindi la mia stessa umana dignità.
Ecco, mi dissi, la dignità e non l’orgoglio mi stava spingendo a resistere al dolore : non volevo mostrare di me un corpo ormai privo di quella umana dignità che tutti gli esseri dovrebbero sempre avere, ma che la sofferenza cancellava.
Mentre cercavo di mantenere la mente concentrata su queste considerazioni, così da non sentire o quanto meno attutire la lama del dolore involontariamente formulai a bassissima voce la domanda che mi opprimeva.
Per nulla impressionato da quella solitudine che sapevo momentanea né dal dolore che attribuii ai punti di sutura, decisi di non chiamare nessuno ed attendere l’evoluzione di quello che al momento era poco più di un fastidio ancora tollerabile.
Quando però l’aumentare dello stesso incominciò ad impensierirmi e fui tentato di chiamare chi si trovasse in quel momento in casa, ma una forma di orgoglio mi fece desistere.
Non che fossi un coraggioso, ché al contrario ritenevo minima la mia tolleranza al dolore, ma più forte era il pudore di mostrare la mia sofferenza.
O forse più che il pudore era la consapevolezza della scarsa sopportazione che, facendomi sentire totalmente indifeso, ritenevo mi esponesse alla pietà altrui.
E questo era per me inaccettabile.
Decisi quindi di attendere che la forza del dolore avesse vinto il mio orgoglio e quindi la mia stessa umana dignità.
Ecco, mi dissi, la dignità e non l’orgoglio mi stava spingendo a resistere al dolore : non volevo mostrare di me un corpo ormai privo di quella umana dignità che tutti gli esseri dovrebbero sempre avere, ma che la sofferenza cancellava.
Mentre cercavo di mantenere la mente concentrata su queste considerazioni, così da non sentire o quanto meno attutire la lama del dolore involontariamente formulai a bassissima voce la domanda che mi opprimeva.
“ Perché Signore permetti che tutto ciò mi accada ?”
“ Dovresti saperlo Gian Carlo, solo che tu ripensassi alle parole di Gesù” rispose sommessamente una voce .
“Al momento so solamente che sei il mio Angelo Custode e che la mia Fede mi consente di sentire la tua voce. Anche se mi hai sempre parlato”
“E’ vero che ti ho sempre
parlato , così come continuo a
rivolgermi anche a chi non crede, ed è vero che la tua fede ti consente di
udire la mia voce, ma anche coloro che non credono la sentono nella loro
mente, ma pensano che siano loro stessi a rispondere ai propri
interrogativi.
Ma non è così perché il Signore si rivolge sempre a tutti, credenti e non, come ci conferma Giovanni che ci riporta la frase di Gesù: “Io sono il Buon Pastore e do la mia vita per le pecore. Ed ho altre pecore che non sono di quest’ovile. Anch’esse devo guidare, ascolteranno la mia voce e saranno un solo gregge, un solo pastore.”
“ Ma allora ,ti domando nuovamente Angelo, come mai, se tutte le pecore sono del Signore, il dolore colpisce indistintamente dentro e fuori dall’ovile?”
“ Dimentichi il Libero Arbitrio Gian Carlo. La libertà è il dono che il Creatore ha dato a tutte le sue creature, Angeli compresi. Ma Lucifero con alcuni angeli credette di potere, proprio in forza di quella libertà, essere simile a Lui, e fu il Male. E sempre Giovanni ci riporta le parole con cui Gesù, preparando gli apostoli al suo sacrificio , si riferisce alla potenza del demonio: ”Io non mi intratterrò più a lungo con voi, perché viene il Principe del mondo; egli non ha alcuna presa si di me.” Dunque il Male è il principe del mondo, ma l’uomo resta libero nella sua scelta.”
“ Ma come può essere libera la scelta dell’uomo dinanzi le tentazioni se solo Gesù è stato in grado di opporsi, e lo ha potuto fare solo in quanto Dio? Come scrive Luca riferendo la risposta di Gesù all’ultima tentazione : “Non metterai alla prova il Signore , tuo Dio”.
Dunque al Male non vi è scampo per
l’uomo?”
“La risposta alla tua domanda l’ha data Gesù stesso quando ha detto :“ Finora non avete chiesto nulla nel mio nome .Chiedete e riceverete.” La libertà dell’uomo dunque si manifesta nella libera facoltà di chiedere aiuto a Dio nel nome di Cristo.” rispose l’Angelo.
“ Dovresti saperlo Gian Carlo, solo che tu ripensassi alle parole di Gesù” rispose sommessamente una voce .
“Al momento so solamente che sei il mio Angelo Custode e che la mia Fede mi consente di sentire la tua voce. Anche se mi hai sempre parlato”
Ma non è così perché il Signore si rivolge sempre a tutti, credenti e non, come ci conferma Giovanni che ci riporta la frase di Gesù: “Io sono il Buon Pastore e do la mia vita per le pecore. Ed ho altre pecore che non sono di quest’ovile. Anch’esse devo guidare, ascolteranno la mia voce e saranno un solo gregge, un solo pastore.”
“ Dimentichi il Libero Arbitrio Gian Carlo. La libertà è il dono che il Creatore ha dato a tutte le sue creature, Angeli compresi. Ma Lucifero con alcuni angeli credette di potere, proprio in forza di quella libertà, essere simile a Lui, e fu il Male. E sempre Giovanni ci riporta le parole con cui Gesù, preparando gli apostoli al suo sacrificio , si riferisce alla potenza del demonio: ”Io non mi intratterrò più a lungo con voi, perché viene il Principe del mondo; egli non ha alcuna presa si di me.” Dunque il Male è il principe del mondo, ma l’uomo resta libero nella sua scelta.”
“ Ma come può essere libera la scelta dell’uomo dinanzi le tentazioni se solo Gesù è stato in grado di opporsi, e lo ha potuto fare solo in quanto Dio? Come scrive Luca riferendo la risposta di Gesù all’ultima tentazione : “Non metterai alla prova il Signore , tuo Dio”.
“La risposta alla tua domanda l’ha data Gesù stesso quando ha detto :“ Finora non avete chiesto nulla nel mio nome .Chiedete e riceverete.” La libertà dell’uomo dunque si manifesta nella libera facoltà di chiedere aiuto a Dio nel nome di Cristo.” rispose l’Angelo.
Quindi proseguì.
“Mi rendo conto di non aver ancora risposto
alla tua domanda iniziale sul perché Dio consenta la sofferenza ma questa premessa era necessaria.
Va detto che la sofferenza era ignota nel
Paradiso terrestre; le creature erano libere con l’unica limitazione relativa
all albero i cui frutti erano vietati. Questa limitazione stava a significare
la necessaria obbedienza a Dio dovuta dalle creature, quale riconoscimento non
solo della superiorità ma ancor più dell’imprescindibilità del Creatore per le
creature stesse.
Nel momento in cui l’uomo ha voluto avere coscienza di se, violando il divieto divino, si è posto in una posizione autonoma rispetto al suo Creatore, implicitamente reclamando una autonomia gestionale della propria vita e così esponendosi definitivamente al potere del Principe del mondo e quindi al male che da esso discende.”
“Mi è chiaro quanto mi dici, pur tuttavia la domanda resta: perché il Signore consente che il demonio continui a spargere la sofferenza nel mondo?” risposi .
“Il motivo è uno solo e riguarda il dono della
libertà che Dio ha dato a tutte le creature nel momento della creazione con
quell’unico divieto per Adamo.
Come
Lucifero anche l’uomo ha effettuato la sua scelta che prescindeva da
Dio, ed allora come può il Signore che,
ricordati, è Dio di Giustizia, cancellare dal creato solo il primo, ossia Lucifero e
con lui la sofferenza, quando ambedue hanno commesso il medesimo peccato che ,
lo ribadisco, è consistito nell’allontanamento di Dio nelle proprie scelte?”
“Ma così facendo ha condannato solo l’uomo al dolore.” Obiettai.
Nel momento in cui l’uomo ha voluto avere coscienza di se, violando il divieto divino, si è posto in una posizione autonoma rispetto al suo Creatore, implicitamente reclamando una autonomia gestionale della propria vita e così esponendosi definitivamente al potere del Principe del mondo e quindi al male che da esso discende.”
“Mi è chiaro quanto mi dici, pur tuttavia la domanda resta: perché il Signore consente che il demonio continui a spargere la sofferenza nel mondo?” risposi .
“Ma così facendo ha condannato solo l’uomo al dolore.” Obiettai.
"No, perché con la sua scelta di
prescindere dal volere divino l’uomo si è liberamente allontanato da Dio, la
sua quindi è stata un’autocondanna.
Ma non basta, con tale sciagurata scelta Adamo ha condannato anche la sua discendenza alla quale ha trasmesso quella autocoscienza che aveva reclamato per se.
Il Creatore infatti, proprio a motivo della Sua giustizia, che impediva la cancellazione dal creato del solo Lucifero, avrebbe dovuto cancellare anche Adamo e con tale atto rinunciare al proprio disegno creativo; perché è di tutta evidenza che solo l’uomo ne era il centro.
Ma tale atto avrebbe contraddetto quella libertà che al contrario caratterizzava la tutta la creazione e che era stata concessa ad Adamo, e ciò era evidentemente impossibile atteso che in ultima analisi tale cancellazione si sarebbe risolta in una revoca del dono di libertà che il Signore aveva concesso.
Libertà dunque che il primo uomo ha rivendicato a se stesso incurante delle conseguenze che avrebbe avuto sulle generazioni a venire che avrebbero subito la sua stessa condanna.
Alla quale però Gesù, con il sacrificio sulla croce, ha dato a tutta l’umanità il potere di redenzione.
La sofferenza esiste perché esiste il demonio, che ne è il portatore, e la sparge nel mondo proprio per indurre l’uomo ad accusare Dio di ingiustizia, e condurlo così fuori dall’ovile.
Anche Giobbe, che pure era un uomo timorato di Dio, non resistette al dolore ed alle sofferenze, ed allora non potendosene dare una spiegazione accusò il Creatore di ingiustizia rivendicando per se stesso proprio l’esemplarità della sua vita quale metro di giustizia, in tal modo ergendosi a giudice di se stesso e così allontanando da se il Creatore stesso e compiendo quello stesso peccato del suo progenitore Adamo.
Ed
allora Gian Carlo non domandarti mai
perché il Signore permetta che tu soffra, ma ricorda a te stesso che il Signore è pronto ad
accogliere la tua richiesta di aiuto nel nome di Gesù.
E pensa inoltre che in certi momenti , come quello in cui ti trovi, anche la Dignità alla quale ti sei attaccato può trasformarsi in una sorta di orgoglioso rifiuto dell’amore altrui e quindi del precetto divino che impone l’umiltà di chiedere non solo aiuto a Dio ma anche amore ai fratelli, ai quali la vista della sofferenza non deve indurre pietà ma amore”
Ma non basta, con tale sciagurata scelta Adamo ha condannato anche la sua discendenza alla quale ha trasmesso quella autocoscienza che aveva reclamato per se.
Il Creatore infatti, proprio a motivo della Sua giustizia, che impediva la cancellazione dal creato del solo Lucifero, avrebbe dovuto cancellare anche Adamo e con tale atto rinunciare al proprio disegno creativo; perché è di tutta evidenza che solo l’uomo ne era il centro.
Ma tale atto avrebbe contraddetto quella libertà che al contrario caratterizzava la tutta la creazione e che era stata concessa ad Adamo, e ciò era evidentemente impossibile atteso che in ultima analisi tale cancellazione si sarebbe risolta in una revoca del dono di libertà che il Signore aveva concesso.
Libertà dunque che il primo uomo ha rivendicato a se stesso incurante delle conseguenze che avrebbe avuto sulle generazioni a venire che avrebbero subito la sua stessa condanna.
Alla quale però Gesù, con il sacrificio sulla croce, ha dato a tutta l’umanità il potere di redenzione.
La sofferenza esiste perché esiste il demonio, che ne è il portatore, e la sparge nel mondo proprio per indurre l’uomo ad accusare Dio di ingiustizia, e condurlo così fuori dall’ovile.
Anche Giobbe, che pure era un uomo timorato di Dio, non resistette al dolore ed alle sofferenze, ed allora non potendosene dare una spiegazione accusò il Creatore di ingiustizia rivendicando per se stesso proprio l’esemplarità della sua vita quale metro di giustizia, in tal modo ergendosi a giudice di se stesso e così allontanando da se il Creatore stesso e compiendo quello stesso peccato del suo progenitore Adamo.
E pensa inoltre che in certi momenti , come quello in cui ti trovi, anche la Dignità alla quale ti sei attaccato può trasformarsi in una sorta di orgoglioso rifiuto dell’amore altrui e quindi del precetto divino che impone l’umiltà di chiedere non solo aiuto a Dio ma anche amore ai fratelli, ai quali la vista della sofferenza non deve indurre pietà ma amore”
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