Pur rendendosi conto che la scusa di chiederle spiegazioni per i compiti del giorno dopo non era ormai più credibile, ogni pomeriggio, con largo anticipo, si appostava dietro un albero del parco in attesa che Lei passasse con il cane.
Questo peraltro era talmente felice di quegli incontri giornalieri, durante i quali poteva con lui mimare furiose lotte, che, non appena ne annusava la presenza, iniziava quell’eccitato scodinzolamento che rendeva al ragazzo meno incombente il primo approccio.
Esauriti i giochi con il cane, poteva finalmente passeggiare con Lei per un tempo indefinibile, durante il quale continuamente passava dalla profonda angoscia per le improvvise crisi di timidezza, alla più assoluta felicità.Quel pomeriggio dopo aver interpretato tutti i personaggi che riteneva potessero interessarla finendo però irrimediabilmente nel Timido, con conseguente disperata carenza di argomenti, lei inaspettatamente gli prese la mano e, senza dire una parola, giunta sotto casa, gli diede un leggero bacio, per poi subito scomparire al di là del cancello.
Superato lo shock di quel primo, sognato bacio, staccò un’irrefrenabile corsa, cantando sconnesse, ma liberatorie, frasi d’amore, quando, dall’abbaiare gioioso del cane accanto a lui, si rese conto, con terrore, che tutti e due l’avevano dimenticato.
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