Lo vedeva solo durante i pochi giorni che l’altro passava nella splendida villa che aveva sul Golfo, e durante i quali, dalle luci che illuminavano il grande parco, lui scorgeva il susseguirsi di cene e feste che l’altro regolarmente dava.
In gioventù erano stati grandi amici, poi si erano persi di vista, anche se lui aveva seguito, sulle cronache mondane, la folgorante ascesa dell’altro.
In fondo, si diceva, avevano fatto scelte diverse e seppure le sue gli avevano consentito l’acquisto solo di quella casetta al mare, obiettivamente vi era stato felice con la sua famiglia e, quel che più conta, era stata felice la giovinezza dei suoi figli.
La prima volta che in paese ebbe ad incontrarlo, pur avendolo riconosciuto, uno strano senso di pudore misto ad orgoglio, gli impedì di avvicinarlo.
E per anni in quei brevi periodi in cui l’altro occupava la villa, si sfioravano da perfetti estranei, sino a che un giorno l’altro, come folgorato, lo riconobbe.
Fu per lui una lieta sorpresa notare come l’estrema ma sincera affettuosità di quello avesse fatto rivivere l’antico rapporto amicale per tutta la durata dell’incontro che peraltro si prolungò, per un aperitivo nella Villa.
Durante gli anni che seguirono i loro incontri si limitarono ad un saluto, seppure sempre affettuoso e null’altro.
Quella sera, guardando dalla sua casetta il giardino spento della villa, ripercorse le tappe della sua vita rapportandole, con una punta di malinconia, e quelle che immaginava essere state le tappe dell’altro.
Poi però, per uno strano gioco dei venti, gli giunse la dolcezza del profumo dei gelsomini.
In gioventù erano stati grandi amici, poi si erano persi di vista, anche se lui aveva seguito, sulle cronache mondane, la folgorante ascesa dell’altro.
In fondo, si diceva, avevano fatto scelte diverse e seppure le sue gli avevano consentito l’acquisto solo di quella casetta al mare, obiettivamente vi era stato felice con la sua famiglia e, quel che più conta, era stata felice la giovinezza dei suoi figli.
La prima volta che in paese ebbe ad incontrarlo, pur avendolo riconosciuto, uno strano senso di pudore misto ad orgoglio, gli impedì di avvicinarlo.
E per anni in quei brevi periodi in cui l’altro occupava la villa, si sfioravano da perfetti estranei, sino a che un giorno l’altro, come folgorato, lo riconobbe.
Fu per lui una lieta sorpresa notare come l’estrema ma sincera affettuosità di quello avesse fatto rivivere l’antico rapporto amicale per tutta la durata dell’incontro che peraltro si prolungò, per un aperitivo nella Villa.
Durante gli anni che seguirono i loro incontri si limitarono ad un saluto, seppure sempre affettuoso e null’altro.
Quella sera, guardando dalla sua casetta il giardino spento della villa, ripercorse le tappe della sua vita rapportandole, con una punta di malinconia, e quelle che immaginava essere state le tappe dell’altro.
Poi però, per uno strano gioco dei venti, gli giunse la dolcezza del profumo dei gelsomini.
Nessun commento:
Posta un commento