giovedì 29 ottobre 2020

Il Peccato Originale

 



Anche quella notte avevo un problema che solo il mio Angelo avrebbe potuto risolvere. Perché mai da un po’ di tempo a questa parte  la critica laica alla religione cattolica si incentrava sul peccato originale individuandone la natura  solo ed unicamente nel sesso, facendone discendere l’inaccettabilità dalla stessa natura dell’uomo, e così giungendo alla conclusione  che solo eliminando tale peccato l’umanità avrebbe potuto vivere più felicemente.
Si affermava infatti, sulla scorta della teoria Freudiana, che detta concezione peccaminosa  avrebbe inciso sull’evoluzione psichica  dell’umanità creando un vero e proprio complesso psicanalitico che ne minava inesorabilmente il libero sviluppo.
In altre parole quello del peccato originale sarebbe il primo complesso che  graverebbe  sulla psiche di ogni essere umano sin dalla nascita.
Si sosteneva infatti che anche quello del peccato originale non fosse altro che un mito parificabile a tutti quelli che avevano inciso ancestralmente sulla psiche umana  per tutte le generazioni , creando così quei complessi  che determinavano i comportamenti umani per il cui superamento la psicoanalisi insegnava che si dovesse far riferimento appunto a quei miti ancestrali senza il superamento dei quali ogni cura psicanalitica era destinata a sicuro insuccesso.
Ma quale comportamento morboso, mi domandavo, avrebbe potuto derivare dal “mito” di Adamo ed Eva e del frutto proibito se non quello della imprescindibilità dell’obbedienza, e più ancora della disobbedienza come peccato di gravità tale da meritare  il castigo divino?
E perché mai ritenere che il peccato commesso dai nostri progenitori avesse come  oggetto specifico il sesso quando al contrario il Creatore stesso aveva dichiarato: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e saranno una sola carne.”

“Il problema che ti angoscia , Gian Carlo” mi rispose l’Angelo “ non è tanto quello che hai espresso ovverosia la disobbedienza al dettato divino, perché tu sai perfettamente che costituisce di per sé colpa e conseguentemente comporta il castigo, e ciò vale sia per la legge divina che per quella umana, e neppure l’interpretazione per così dire sessuale del frutto proibito  perché , come giustamente osservavi, lo stesso Creatore creò la donna perché si unisse all’uomo,  quanto la gravità della punizione inflitta ai tuoi progenitori che te ne fa dubitare la giustizia e quindi la effettività della sua applicazione da parte del Creatore.
Da tale dubbio ne è derivato quello che effettivamente ti angoscia e cioè che il famoso frutto proibito non sia altro che una metafora a spiegazione della imprescindibilità dell’obbedienza alla legge divina senza alcuna libertà per l’uomo di poter determinare la propria vita prescindendo , appunto, da tale legge.”

“Se ti riferisci al Libero Arbitrio” risposi io “in qualche modo fa  parte del mio problema , ma non lo esaurisce. Io credo che effettivamente il Signore offrì ad Adamo la facoltà di obbedire o meno al suo comando, tant’è che poté disubbidire.
Ma allora , mi domando, che senso ha il successivo castigo se , come abbiamo visto, gli era stata concessa quella facoltà di disubbidienza, che quindi lui ha esercitato essendo nelle sue legittime facoltà?.
E come può definirsi libera una decisione che ove contrasti con un potere superiore comporti ineluttabilmente un castigo?
Ed infine se i dubbi che ho espresso hanno un qualche fondamento, almeno logico ,altrettanto può sostenersi per la tesi del mito ancestrale che tanto mi turba per le conseguenze cui giunge.”

L’Angelo così mi rispose.
“I dubbi che ti poni sono stati affrontati dai più grandi teologi che ne hanno dato dotte quanto inconfutabili spiegazioni, ma che non sono facilmente comprensibili da chi non sia esperto di teologia, da qui il riproporsi degli stessi da parte anche dei credenti che, come te, si indignano nel sentire come gli stessi vengano utilizzati per scardinare i principi della nostra fede  o, quanto meno, per irriderla.
Tu infatti, che non sei un esperto, come senti di confutare tali tesi, perché è proprio all’uomo comune e non al teologo che quelle si rivolgono; e quindi dal tuo pensiero deve partire il nostro dialogo."

“Al di là che io credo che la ragione profonda che spinge i sostenitori di tali tesi sia la paura di avere torto, e quindi tali elucubrazioni altro non siano che il tentativo, vano peraltro, di esorcizzare tale paura che in ultima analisi altro non è che la paura della morte quale definitiva cancellazione di ogni forma di sopravvivenza del proprio essere sia corporeo che spirituale ,va detto comunque, anche senza far ricorso al pensiero dei padri della chiesa, che si devono dare semplici ma definitive risposte a tali tesi, facendo semplicemente ricorso alle sacre scritture che sono l’oggetto delle critiche di cui dobbiamo parlare.
La Genesi si apre con la frase < In principio Dio creò il cielo e la terra>.
Sulla creazione sono state formulate le più svariate ipotesi che non hanno trovato la benché minima prova scientifica ed ancora si spendono infinite quantità di danaro per tentare di trovare quale e come sia avvenuto l’inizio di tutto.
Ma ci si dimentica che proprio la ricerca di un inizio presuppone che vi sia stato un Prima e proprio questo prima presuppone che vi sia stato qualche cosa di diverso da ciò che oggi esiste. Qualche cosa da cui abbia preso inizio tutto ciò che ci circonda.
Dunque ciò che ci circonda nasce da questo qualche cosa che non può essere scoperto o meglio identificato in quanto totalmente diverso da tutto ciò che ne è derivato e che noi chiamiamo il Creato, perché i nostri strumenti di ricerca, primo fra tutti il pensiero, sono una derivazione di quello e quindi assolutamente inadatti a comprendere ciò che era prima, data appunto la totale diversità.
In parole più semplici, i nostri strumenti sono per così dire tarati da due imprescindibili  categorie : lo Spazio ed il Tempo.
 Non siamo in grado di immaginare nulla che non sia inquadrabile in tali categorie; ma queste hanno avuto, come abbiamo visto, un Inizio e quindi la nostra ricerca non è in grado di superare quel limite, quello cioè in cui tutto ha avuto inizio e con esso lo spazio, appunto, ed il tempo.
Noi crediamo che quel “Prima” sia l’Essenza di Dio.
Il Tutto cioè era Dio e da Lui ha avuto inizio ciò che ci circonda che, appunto, da Lui proviene.”

“ Il tuo ragionamento” mi rispose l’Angelo “è corretto. Infatti a nessun essere umano è dato vedere Dio. Ma ciò , bada, non per sua volontà ma perché la materialità dell’uomo costituisce il limite insuperabile dei suoi sensi.”

Soddisfatto me ne tornai a dormire.

 
.
 

giovedì 22 ottobre 2020

La Misericordia Divina

 



Quella notte non riuscivo a prendere sonno.
Mi ritornava nella mente una frase del teologo Vittorio Mancuso che, rispondendo alla critica di Civiltà Cattolica sulla sua tesi circa la possibilità di vivere una vita “autentica” senza necessariamente credere in Dio, affermava l’esistenza di una teologia “laica cioè abitata dall’aria pulita della libertà di pensiero, unica condizione, a mio avviso, perché l’occidente torni ad interessarsi della sua religione”.
Decisi allora di alzarmi ed andare in salotto con la speranza che il mio Angelo Custode venisse ad illuminarmi.
E così fu, almeno credo, dal ricordo del sogno che avevo avuto durante la notte.

“Conosco , Gian Carlo, perfettamente il dubbio che ti angustia” esordì l’Angelo “ma so che nella tua mente o meglio nella tua fede vi è già la risposta. Dunque dammela così che io possa tranquillizzarti con il mio assenso. Perché proprio e solo la fede contiene la giusta risposta a quella affermata possibilità di una esistenza  autentica senza necessariamente credere in Dio.”
“ Vedi, caro Angelo, iniziai a dire io “ciò che mi turba non sono solo quelle affermazioni ma il principio che ne è insito.
In primo luogo l’autenticità di tale vita, che un credente non può sostenere atteso che la sua fede gli insegna che solo in Dio vi è la Verità, come Gesù ha variamente affermato, e la Verità non potendo che essere Autentica esclude che possa esistere un’autenticità che non sia Vera.
In secondo luogo perché la libertà di pensiero cui si afferma si traduce nell’esclusione di Dio dalla propria vita, e ciò è inammissibile per un credente la cui vita deve essere indirizzata verso la salvezza che solo presso Dio possiamo trovare.
In terzo luogo, conseguente al secondo, perché se si allontana Dio dalla nostra vita si commette lo stesso peccato di superbia che ha dannato Lucifero, cioè quello di ritenersi indipendenti da Lui e quindi , in ultima analisi, uguali.
In quarto luogo quella che Mancuso definisce come “teologia laica” è una vera e propria contraddizione in termini ,dal momento che la teologia consiste nello studio della parola di Dio, mentre con il termine laico si esclude proprio il concetto di Dio, e quindi della Sua parola.

Infine ciò che più contesto è quel richiamo all’interessamento alla propria religione che l’occidente potrebbe ritrovare solo attraverso l’invocata libertà di pensiero; quasi a dire che per trovare  Dio non è necessaria la Fede ma la libertà di pensiero, dimenticando così che le limitazioni della mente umana rendono incomprensibile tutto ciò che non rientri nelle categorie di spazio e tempo in cui noi viviamo, mentre Dio, che le ha create, ne è ovviamente oltre e quindi non raggiungibile attraverso la mente umana.
Ma non basta, questa ricerca attraverso solo la libertà di pensiero, contiene altresì una conseguenza inaccettabile e cioè che ove il libero pensatore non riuscisse a raggiungere la Fede, ovvero la consapevolezza dell’esistenza di Dio, tale ricerca comporterebbe egualmente la sua salvezza.
Insomma mi pare capire che Mancuso sostenga che comunque una vita vissuta in una onesta buone fede e nel rispetto di quelle regole che si definiscono <un vivere civile>, pur se esclude l’esistenza di Dio, sia meritevole della ricompensa divina.
Questa la conclusione aberrante, seppure non espressa esplicitamente, che si ricava dall’articolo di Mancuso.
Aberrante non solo perché esclude Dio dalla vita degli uomini, ma anche perché confonde il vivere “civile” con quello “cristiano” dimenticando che il primo si caratterizza dal rispetto della legge umana indipendentemente da quella divina, mentre il secondo, proprio in forza delle parole di Gesù < date a Cesare quel che è di Cesare>, impone il rispetto di ambedue le leggi.
Ma non basta, il solo vivere civile non postula affatto la conseguente salvezza.
Siamo alla problematica delle due “Etiche” che coincidono solo in alcuni punti ma divergono sostanzialmente nella Fede verso il Creatore che viene del tutto ignorata dall’etica “laica”.
Questa infatti si incentra esclusivamente sull’uomo il quale chiede allo Stato la possibilità di una vita serena  attraverso una specifica legislazione che tenga conto delle esigenze materiali, ed imponendone con sanzioni ovviamente materiali, il rispetto da parte dei cittadini.
La differenza anche sulla considerazione dell’uomo , che tuttavia per il cristiano viene dopo quella per il Signore, sta nell’assenza di Amore che  al contrario è il fondamento dei rapporti umani .<Amatevi come il Padre ha amato voi>.
L’etica laica ignora questo comandamento e quindi , a mio parere, il Giusto, sebbene tale, non potrà essere salvo, se non per un atto di misericordia dell’Amore Divino.”

“Ritorna a dormire tranquillo” mi rispose l’Angelo “perché la tua fede ti ha dato le giuste risposte. E prima o poi anche Mancuso le ritroverà nella sua.”


 

 

 

 

 

.

    

 

 


giovedì 15 ottobre 2020

L'Amore Divino




Come tutte le notti alle quattro in punto mi ero svegliato per il solito bisogno idraulico quando vidi una insolita ma leggera luminosità in salotto, che ritenevo provenire dalla strada.
Entrato incuriosito nella sala mi sono trovato dinanzi una luminescente figura seduta in poltrona. Un indicibile senso di serenità mi avvolse impedendo il naturale timore che avrebbe dovuto assalirmi.
Compresi immediatamente di essere in presenza del mio Angelo Custode al quale come ogni sera prima di addormentarmi avevo chiesto di “Illuminarmi, custodirmi, reggermi e governarmi”.

“Sono qui per illuminarti, Gian Carlo, dimmi che cosa ti turba, ed io cercherò di risponderti con parole per te comprensibili”, disse l’Angelo.
Naturalmente aveva perfettamente ragione e probabilmente già conosceva la ragione del mio turbamento se, come aveva detto, avrebbe  dovuto usare un linguaggio per me comprensibile.
Era infatti da un po’ di tempo che mi domandavo come rispondere agli amici   increduli ed a me stesso che pur credente sono, in che cosa consistesse l’essenza dell’Amore del Signore verso tutte le sue creature , senza far ricorso alla Fede, fondamentale per me ma non per loro.

“ L’Amore di Dio. Come spiegarlo a chi non ha fede ?” dissi.
Sorridendo così mi rispose
“L’Amore di Dio, Gian Carlo , è:
TENEREZZA, ossia quel sentimento simile ma elevato ad ennesima potenza che prova un genitore per i suoi figli, o di questi per i genitori quando divenuti anziani devono sentire la presenza costante dell’affetto dei figli per poter continuare a vivere e non limitarsi ad attendere la morte.
SICUREZZA, ossia quel sentimento simile ma sempre elevato ad ennesima potenza che prova un bambino quando a passeggio cerca la mano del genitore o di chi lo sta accompagnando.
PACE, ossia quel sentimento ma sempre elevato ad ennesima potenza che prova un bambino quando la madre gli da il bacio della buona notte o che prova un adulto dinanzi ad uno spettacolo della natura, o che provi tu Gian Carlo alla fine di una giornata vissuta nella Grazia del Signore.
SERENITA’, ossia quel sentimento sempre ad ennesima potenza che si prova quando ci si sente in armonia con tutto il creato perché si è compreso di farne interamente parte e non  solamente di viverci.
APPRENSIONE, ossia quel sentimento, ad ennesima potenza, che si prova quando una persona amata si trova a dover superare una difficoltà.
GIUSTIZIA, ossia quel sentimento che tutti gli uomini, credenti e non, dovrebbero provare ogni sera quando ripensano alla giornata trascorsa.
PERDONO, non è un sentimento ma una naturale propensione, che tutti gli uomini dovrebbero avere e che nel Signore è elevata ad ennesima potenza, a ricercare in ogni azione umana condannabile, anche il più piccolo segno di ravvedimento, per poterla perdonare.

Questo e molto altro ancora costituisce l’essenza dell’Amore di Dio per tutte, ma tutte, le Sue creature.
Quell’altro ancora cui ho fatto cenno è incomprensibile per te che vivi nel Tempo e nello Spazio dai quali il Signore è oltre, e perciò stesso è inimmaginabile da te come da tutto il creato.
Ed ora ritorna dormire tranquillo Gian Carlo perché al tuo risveglio ricorderai questo nostro incontro come un sogno, ma intimamente saprai sempre che non è stato tale.”

E così feci e così successe.