venerdì 20 novembre 2020

La Poesia

 


Avevo dunque un problema.

Se la fede mi aveva dato la risposta  circa impossibilità di immaginare l’essenza di Dio, a causa del peccato originale  che aveva corrotto l’originaria essenza dell’uomo simile a quella del suo creatore, quale risposta avrebbe dovuto darmi la mia umanità circa la volontà del creatore stesso di punire quel peccato con la degradazione della natura della sua stessa creatura e conseguentemente con l’inconoscibilità della sua originaria essenza, simile, appunto, a quella di Dio?

Posto che i limiti di spazio e tempo in cui l’umanità si trova ne costituiscono la spiegazione , per così dire, tecnica, rimane insoluta la risposta circa la volontà del creatore.
Poiché tutte le risposte che mi davo trovavano fondamento unicamente nella mia fede la sera chiesi al mio angelo se la domanda che mi ponevo potesse avere un risposta.

“No” mi rispose “ proprio perché tu la cerchi dimenticando quei limiti che proprio ora hai menzionato.”
“ Ne discende quindi” conclusi io “ che all’uomo non è dato trovare la risposta che cerco?”
“ Non nei termini in cui tu la cerchi, ovverosia come obiettivamente corretta, e quindi valida per tutti, credenti e non.
La  fede infatti ti ha dato una risposta che però è valida solo per chi crede. Ed ora ti domandi come rispondere agli altri?. Ma sai che , nei termini in cui te la poni, non può avere risposta.”
“E’ vero” risposi, ma poi aggiunsi “Tuttavia una risposta è stata data, che non è obiettivamente corretta forse, ma che comunque prescinde dalla fede.
La poesia, caro Angelo, perché  solo i poeti sono in grado di darla attingendola dalla loro umanità, e non l’uomo comune che l’ha ormai persa.
Mi viene in mente il mio poeta preferito, Salvatore Quasimodo, quando scrive : La vita non e’ questo tremendo, cupo battere del cuore, non e’ pietà, non e’ più che un gioco del sangue dove la morte è in fiore. O mia dolce gazzella, io ti ricordo quel geranio acceso su un muro crivellato di mitraglia. O neppure la morte ora consola più i vivi, la morte per amore ?
“ L’amore dunque, Gian Carlo, è la risposta che tu cercavi?” mi domandò l’Angelo “ Ma questa non è anche la risposta che ti ha dettato la fede?”
“ Sembra, ma non è così. Quella del poeta prescinde dall’amore del creatore per tutte le sue creature, è l’amore dell’uomo per il suo simile, è appunto quel fiore di geranio che qualcuno passando ha lasciato sul muro contro cui fu ucciso un uomo.”
“ Giusto, Gian Carlo, ma ritorniamo alla domanda che ti ponevi in ordine alla volontà punitiva del Creatore che avrebbe degradato l’originaria natura o essenza dell’uomo. Quale risposta sei in grado di darti ora che hai accertato che solo l’amore dell’uomo verso il suo simile può consolare i vivi da quel gioco del sangue ove la morte è in fiore ?”
“la prima osservazione che mi viene in mente è che quell’amore, proprio in virtù del contrasto con quel cupo battere del cuore che caratterizza l’umanità, è quanto resta dell’originaria natura dell’uomo prima della sua degradazione.”
“E allora ?” mi incalzò l’angelo.
Se dunque è quella la natura di quell’amore, ed abbiamo visto che l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, ne consegue che anche la natura del Creatore è pervasa da quello stesso amore. E, quel che qui più interessa, a questa conclusione siamo giunti prescindendo dalla fede.
Ma non mi nascondo che questo amore  contrasta inequivocabilmente con il degrado subito dall’uomo per la volontà punitiva del Creatore.
E’ evidente quindi che, se i presupposti circa l’amore quale natura che l’uomo ha ricevuto dal suo Creatore sono corretti, quel contrasto non si pone con la volontà punitiva di Dio bensì dell’uomo stesso, atteso che sono solo due i soggetti del nostro ragionamento: il Creatore e la sua creatura.”
“ E allora ?” mi incalzò nuovamente l’angelo.
“ Allora significa che non fu Dio a degradare l’uomo volendolo punire, ma che nell’uomo stesso va ricercata la ragione della propria degradazione.”
“ Torniamo così al peccato originale ? Ma ti ricordo che la ricerca della volontà punitiva del Creatore, da cui sei partito,  avrebbe dovuto prescindere dalla Fede”
“No, Angelo, non intendo ritornare al peccato originale ma all’umanità dell’uomo come è oggi e non come era al momento della creazione. Cioè a quel cupo battere del cuore, a quella mancanza di pietà, a quel gioco del sangue dove la morte è in fiore, per domandarmi come e perché tutto ciò sia successo.
E la risposta non può essere che una ed una sola: la volontà di conoscenza intesa quale necessità di vita:  fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza, appunto, come afferma Ulisse. Perché questa concerne sia il bene che il male e quest’ultimo ha avuto il sopravvento essendo di più facile attuazione e, quel che più conta, indolore per l’agente.”
“ Cosa concludi quindi?” mi disse l’Angelo.
“ E’ semplice. Che la domanda, in ordine alla volontà punitiva del Creatore che comportando il degrado dell’uomo ha reso inconoscibile Dio stesso, non ha risposta perché è mal posta. Dio non è inconoscibile per sua volontà ma per quella dell’uomo che consente nella propria natura la prevalenza del male sul bene.
Quando sarebbe sufficiente un fiore di geranio per conoscere Dio.”

Sorridendo l’Angelo sparì.


 

 

 

 

 

 


domenica 8 novembre 2020

Il volto di Dio

 



Anche quella sera mi addormentai con un dubbio.

Se, come avevo intuito, il  limite della conoscenza umana era racchiuso tra le due categorie dello spazio e del tempo e tale limite ci impedisce la conoscenza diretta di Dio, perché  fu voluto al momento della creazione, rendendo così possibile la più grave delle tentazioni di Lucifero: quella della inesistenza di Dio, e quindi della vita oltre la morte?

"La tua domanda” mi rispose l’Angelo “è comprensibile. Infatti, come ebbi già a dirti, a nessun essere umano è dato conoscere Dio se non attraverso il Figlio. Ma ciò, bada, non per sua volontà ma perché la materialità dell’uomo costituisce il limite insuperabile dei suoi sensi.”

A quel punto non potei fare ameno di interrompere il suo ragionamento per esprimere la domanda che mi pressava.

“Ma se questa impossibilità di conoscenza diretta non era nella sua volontà, come tu dici, perché mai ha permesso che caratterizzasse la creazione dell’uomo, rendendo così impossibile non solo di alzare lo  sguardo verso di Lui ma addirittura immaginarlo ?”

Sorridendo per la veemenza con cui avevo espresso il mio rincrescimento, al limite della critica, l’Angelo così mi rispose.

“Non è vero che fu il Signore a porre quei limiti che tanto ti sdegnano. Si legge infatti nella Genesi, dopo che Adamo ed Eva avevano mangiato il frutto proibito:<Adamo e la sua moglie si nascosero alla faccia del Signore Iddio>.E più oltre la Genesi prosegue con il dialogo diretto tra loro ed il Signore.
Dunque  essi poterono vederlo finché rimasero nel Paradiso Terrestre”
"Ho ben presente quel passaggio della Genesi” risposi "ma è del tutto evidente che anche a loro il Signore non si rivelò nella Sua reale essenza.
Mirabile, e penso veritiera, la rappresentazione che ne fa Michelangelo nell’affresco della creazione, ma il dubbio, ovverosia la ragione di quel limite posto alla natura umana mi resta incomprensibile. E quel che più mi tormenta e che da tale inconoscibilità ne è derivata: da un lato la negazione della Sua esistenza, e dall’altro l’impossibilità, per coloro che  comunque credono, di darne la prova definitiva ed inconfutabile”
“E’ vero” rispose l’Angelo “ma dimentichi che Iddio si mostrò a Mosè ed a coloro che egli stesso aveva concesso che salissero sul monte Sinai. Nell’Esodo infatti si legge : < E videro Iddio di Israele : sotto i suoi piedi vi era come una lastra lavorata di zaffiro, simile in chiarezza al cielo stesso. Egli non avventò la sua mano su quegli eletti dei figli di Israele; ed essi videro Iddio, e mangiarono e bevvero>”
“Non ho affatto dimenticato gli episodi che hai citato” risposi io “ma da quelli non è dato comprendere quale sia l’essenza di Dio, perché è evidente che si mostrò loro nella forma ad essi comprensibile. E per ciò stesso non risponde alla domanda di conoscenza da cui siamo partiti”

Mi rispose l’Angelo:
“Non è certo, Gian Carlo, che Dio si sia mostrato loro nella forma ad essi comprensibile, perché nulla esclude che nella Sua infinita potenza Dio li abbia liberati dai limiti dello spazio e del tempo.
Al contrario proprio questa ipotesi dovresti ritenere più attendibile leggendo attentamente quel passaggio della Bibbia, solo che tu vi riflettessi sopra senza l’assillo di trovare quella risposta che tu stesso hai definito impossibile per l’uomo.”

Confuso per quell’affermazione non potei che rispondergli di non comprendere quanto  affermava.
“Vedi ,Gian Carlo, quel passo si chiude dicendo: < Ed essi videro Iddio, e mangiarono e bevvero >.
 Perché mai precisare che mangiarono e bevvero, quando l’eccezionalità di ciò che era loro accaduto era stata la vista di Dio?
Evidentemente perché anche il mangiare ed il bere dovevano considerarsi eccezionali, ché diversamente non sarebbe stata necessaria la loro menzione  essendo tali atti naturali per l’uomo.
 Ma allora qual era l’eccezionalità se non quella che dopo la vista di Dio quelli avevano ripreso le forme umane e con esse le menzionate necessità. Perché è di tutta evidenza che una simile vista avrebbe dovuto stravolgerli in maniera tale, quanto meno, da non far sentire loro quelle necessità.
 Dunque mi sembra più logico ritenere che non fu Dio a mostrarsi  in una forma loro comprensibile, ovverosia nelle categorie dello spazio e del tempo, ma che loro furono  estratti dalle stesse così da poter vedere Dio nella Sua Essenza, e quindi una volta reinseriti nella loro umanità sentirono la necessità di mangiare e bere”
"Ho compreso quanto mi hai fatto notare ed ovviamente mi convince totalmente.” risposi io “tuttavia la mia domanda iniziale circa la ragione della inconoscibilità del Signore non ha trovato risposta”

Mi rispose  l’Angelo
"Sempre nella Genesi si trova la risposta che cerchi.
Si legge infatti che Dio fece l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Ma erroneamente nella fede popolare si è fatto riferimento a quella dell’uomo, dimenticando però che quel primo uomo, Adamo, fu posto nel Paradiso terrestre ove tutte le caratteristiche principali dello stesso creato sia di flora che di fauna erano diverse da quelle odierne, prima fra tutte la temporalità.
Il Paradiso era infatti fuori del tempo essendo posto nell’Eternità e di conseguenza dello spazio  essendo questo in cui viviamo corruttibile dal tempo.
Poiché però la Genesi aggiunge che Eva fu tratta dalla costola di Adamo, sembra doversi concludere  che le fattezze di quello fossero le stesse di quelle odierne seppure non soggette ai limiti di spazio e tempo.
Ed è questa la domanda che devi porti, ed alla quale la tua umanità e  la tua fede devono dare una risposta.”
“ Il peccato originale ?” domandai
“ Si mi rispose l’Angelo, “che corruppe l’originaria essenza dell’uomo” ma poi aggiunse : Ma questa è la risposta che ti ha dato la fede, ed è giusta, ma come risponde la tua umanità ?”

La mattina , ricordando questo dialogo, mi resi conto di avere un problema.