Ripensando alla chiacchierata che
avevo avuto con un amico che, nonostante una educazione religiosa
nell’infanzia, dichiarava di aver perduto la fede, mi rendevo conto di non
essere stato in grado di fornirgli argomenti validi per fargliela ritrovare.
Decisi quindi di chiedere aiuto al mio angelo.
Decisi quindi di chiedere aiuto al mio angelo.
“ Tu che già conosci la mia angoscia saprai benissimo che il problema che mi si è presentato è quello di un’apertura di dialogo con una persona che razionalmente ha già rifiutato, come non più credibile, l’esistenza di Dio.
Una persona cioè la cui fede, acquisita negli anni dell’infanzia ma non più coltivata durante la giovinezza, è stata annichilita se non addirittura spazzata via dalle quotidiane problematiche della vita.
Il momento che non ero riuscito a superare era stato quello iniziale: come rispondere a quell’affermazione di incredulità che, seppure non fondata su alcun ragionamento di carattere religioso e tanto meno scientifico, come peraltro avviene nella maggior parte dei casi, si limita a dichiarare un stato di fatto, ovverosia la mera impossibilità di credere?”
L’angelo mi rispose con una sua domanda, come avveniva quasi sempre.
“Io non credo che quel momento iniziale tu non sia riuscito a superarlo, ma credo che oggi tu pensi di non averlo superato perché ritieni che avresti dovuto trovare argomenti che dimostrassero l’erroneità della posizione assunta dal tuo amico.
Hai, infatti, creduto di dover convincere il tuo amico dell’erroneità della sua incredulità attraverso un ragionamento dimostrativo dell’esistenza di Dio, per il quale non eri preparato. E non lo eri perché la fede prescinde da qualsivoglia ragionamento.
Ed allora ti domando: qual era l’approccio dialogico che hai scartato ritenendolo insufficiente? Perché di certo proprio la tua fede istintivamente te ne aveva suggerito uno.”
Rimasi interdetto alla sua domanda che per la verità non mi aspettavo, tuttavia dopo aver richiamato alla memoria il colloquio che avevo avuto con il mio amico mi venne in mente che istintivamente avevo pensato alla frase di Gesù riferita da Giovanni nel suo vangelo, e quindi così gli risposi.
“La testimonianza, questo era l’approccio che avevo scartato. Come ricorda Giovanni, Gesù prima di essere tratto in arresto disse ai discepoli “Quando verrà il Paraclito che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi darà testimonianza; ed anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con me sin dall’inizio”. Dunque avrei dovuto semplicemente dare testimonianza della mia fede, ma con quali parole?”
L’angelo sorridendo mi rispose.
“Ma con quelle che hai pronunciato. Tu, infatti, gli hai parlato della tua fede, e non della necessarietà della fede per ottenere la salvezza, che avrebbe trovato l’insormontabile obiezione della sua incredulità quantunque immotivata.
Se ben ti ricordi il tuo amico ti ha detto di aver perso quella “certezza” che ti invidiava, e tu gli rispondesti che non era la fede ad aver perso perché la fede non si può perdere ed è da questa che deriva la certezza, ma se non la si può perdere si può affievolire tanto da dubitare di poterla ritrovare.
Ed allora facesti ricorso alla frase di Gesù riferita da Luca: “Cercate il Regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”
Si trattava quindi di chiarire a se stessi che cosa si intendesse ritrovare o meglio, precisasti, cercare.
E fu a quel punto che menzionasti la frase di Gesù riferita da Giovanni: “Dio nessuno l’ha visto mai, l’Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, Egli lo ha rivelato” per escludere così che all’uomo possa essere possibile avere la conoscenza di Dio se non attraverso il Figlio, attesi i limiti di spazio e tempo entro i quali è costretta la mente umana.
A quel punto la risposta all’incredulità, dolorosa bada, del tuo amico poteva trovare soluzione solo nell’integrazione delle frasi di Gesù riportate dai due evangelisti: “Egli lo ha rivelato” e “Cercate il regno di Dio”.
Luca invita alla ricerca, non già direttamente di Dio, ma del Suo regno e Giovanni ne indica la strada: “Egli lo ha rivelato”.
Dunque, affermasti, è proprio quel “Cercate” di Luca che ci dice che la certezza della quale il tuo amico lamentava la mancanza poteva essergli data dalla Ricerca del regno di Dio perché “tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”.
E quella “Cerca” poteva avvenire solo attraverso la Rivelazione fattane da Gesù.
Concludesti quindi il discorso dichiarando che tu quella ricerca la ricominciavi ogni giorno da capo perché ogni giorno Satana ti riproponeva con successo, dato il suo immenso potere sull’umanità, il deserto spirituale conseguente alla lontananza da Dio in cui lui ti poneva continuamente.
E quale testimonianza migliore avresti potuto fornire al tuo amico?”