giovedì 29 agosto 2024

Cercate il Regno di Dio

 



Questa notte ho sentito la necessità di cercare una risposta all’affermazione ricorrente di amici che, a fronte della mia fede, mi rispondevano che essendo questa “un dono di Dio” evidentemente loro non erano responsabili della infruttuosità della loro ricerca.

E mentre rimuginavo sulle possibili risposte nella mia mente mi parve di udire la voce del mio Angelo Custode che mi invitava a chiarire le ragioni del mio dissenso a tale affermazione fondandomi sulle parole di Gesù.

Perché” mi diceva “il tuo imbarazzo nel trovare le parole adatte a confutare tale affermazione era dettato dalla errata convinzione che solo una logica argomentazione avrebbe potuto trovare ingresso nelle loro menti,

Ma qui sta l’errore. La fede è sì un dono di Dio e proprio per tale provenienza non può essere spiegata con la ragione ma solo attraverso le parole stesse di colui che quelle parole ha pronunciato. Gesù dunque.

Ed allora Gian Carlo ritorna alla tua Fede e trova le parole adatte a spiegarne il profondo significato, ignorando quella specie di pudore che ti aveva bloccato, quasi che tale ritorno fosse un minus intellettuale.”

A questo punto iniziò il mio silenzioso dialogo con l’Angelo.

Vedi caro Angelo il primo pensiero che si è manifestato in me sono state le parole di Pascal :<Non mi ricercheresti se non mi avessi trovato>, ma i miei amici sostenevano che il loro agnosticismo era la conseguenza proprio della mancanza di quel Dono divino, quasi che il Signore li avesse esclusi dal Suo progetto.

Ma alla mia fede ripugnava pensare che Dio avesse operato una simile scelta in aperto contrasto con il Libero Arbitrio concesso all’umanità tutta, scelta che tra l’altro si appalesava con una inesplicabile immotivata condanna.

Il punto era dunque l’effettività o meno di quel Dono a tutta l’umanità attraverso le parole di Gesù stesso.

La risposta l’ho trovata in quel passo del Vangelo di Giovanni (12,21) in cui Gesù ancor prima dell’arrivo dei Greci venuti ad ascoltarlo, rivolgendosi agli Apostoli fa questa fondamentale affermazione ;<ora c’è il giudizio di questo mondo, ora il Principe di questo mondo sarà cacciato fuori. E QUANDO IO SARO’ INNALZATO DA TERRA ATTRARRO’ TUTTI A ME>.

Ma chi sono quei <tutti>?

La risposta si trova già nelle sue parole solo che si tenga conto che Gesù  usa il termine ora che in quel momento è  fuori dal <tempo e spazio> in cui si trovava, ed  in cui l’umanità si trova.

ORA C’E’IL GIUDIZIO DI QUESTO MONDO.

ORA IL PRINCIPE DI QUESTO MONDO (ossia il maligno) SARA’ CACCIATO FUORI.

Il Giudizio Universale dunque è già in corso ed il maligno è stato già cacciato fuori nel momento in cui Gesù pronuncia quelle parole e dunque in quel momento Gesù ha già attratto tutta l’umanità presente e futura a se. Queste osservazioni, che si riferiscono implicitamente al dono della fede che evidentemente costituisce la premessa di quella attrazione, trovano esplicita conferma nella Parabole del Buon Pastore.

Ci riferisce sempre Giovanni (10,1) <In verità, in verità vi dico : chi non entra nell’ovile per la porta ma vi sale da altra parte, è ladro e assassino. Chi invece entra per la porta è pastore delle pecore. A lui apre il portinaio. E le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama per nome le sue pecore e le conduce fuori. E quando ha fatto uscire tutte le pecore sue, cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce…..

Io sono il Buon Pastore e conosco le mie e le mie conoscono me.

 Come il Padre conosce me ed io conosco il Padre, e per le mie pecore io do la mia vita.

 Ed ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle bisogna che io guidi, e daranno ascolto alla mia voce sicchè si avrà un solo gregge ed un solo pastore>

Gesù dunque dichiara espressamente che il Buon Pastore:<chiama per nome le sue pecore> e, quel che più conta, che LUI è il buon pastore.

Ne consegue che nel momento in cui fu innalzato da terra Gesù ha attratto a se tutta l’umanità PRESENTE E FUTURA proprio perché pronunciava quelle frasi al di fuori dello Spazio e del Tempo.

E, quel che più conta, ciascun membro dell’umanità è stato chiamato per NOME.

Per quanto possa sembrare assurdo, caro Angelo, io credo che il dramma della croce continui a ripetersi nel tempo per ogni singola persona.

GESU’ DUNQUE NON E’ MAI SCESO DALLA CROCE E NON SCENDERA’ SINO A CHE TUTTE LE PECORE ABBIANO FORMATO UN SOLO GREGGE.

Dunque ritornando all’affermazione di Pascal, che prima mi è venuta alla mente, quell’agnosticismo dichiarato dai miei amici era un giudizio assolutamente superficiale.

Infatti non avrebbero potuto dichiararlo se non dopo aver ricercato loro stessi la Fede , ovverosia Dio, ritenendo di non averlo trovato.

Ma Pascal, questa volta secondo logica non fideistica, dimostra che non si può cercare nulla se non se ne conosce l’esistenza, ovverosia se non si è già trovata.

Ne consegue che quel Dio che i miei amici affermano non aver trovato era già in loro, e lo avrebbero riconosciuto proprio da quel sentimento di delusione che caratterizza la scoperta di essere stati esclusi, secondo loro, dal Dono della Fede.”

“Ma allora Gian Carlo pensi proprio che tale errore li condanni irrimediabilmente agli occhi del Signore?” mi disse l’Angelo “Oppure una simile conclusione ritieni possa essere smentita dalle stesse parole di Gesù?”

“Sono certo, proprio in forza della mia Fede nella misericordia del Signore, che Gesù ha profuso nelle sue parole, che tale decisione, ove si verificasse non sarebbe attribuibile a quel dichiarato agnosticismo ma al successivo comportamento che ne fosse derivato.

Perché proprio quel dichiarato agnosticismo costituisce la prova di una, seppure infruttuosa, ricerca di Dio che Gesù stesso ha espressamente dichiarato meritevole di tutti i bisogni materiali degli uomini che facciano tale ricerca.

Mi riferisco al discorso che Gesù fa sul Regno di Dio, secondo Matteo 6/24.

<Non siate troppo solleciti per la vita vostra, di quel che mangerete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo, e il corpo più del vestito?

 Guardate gli uccelli del cielo, non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il vostro padre celeste li nutre. Or non valete voi più di loro?

 E chi di voi per quanto pensi e ripensi può aggiungere alla sua vita un solo cubito? E perché darsi tanta pena per il vestito?

 Guardate come crescono i gigli di campo, non lavorano e non filano, eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, in tutta la sua gloria, non fu mai vestito come uno di loro. Or se Dio riveste in questa maniera l’erba del campo che oggi è domani viene gettata nel forno, quanto più vestirà voi gente di poca fede?

 Non vogliate dunque angustiarvi dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di che cosa ci vestiremo?

Di tutte queste cose, infatti si danno premura i pagani, or il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto questo.

CERCATE PRIMA DI TUTTO IL REGNO DI DIO E LA SUA GIUSTIZIA, E TUTTE QUESTE COSE VI SARANNO DATE PER GIUNTA>.

Se dunque Gesù ci dice che il Padre proteggerà in vita coloro che lo ricercano, come potrà mai non essere MISERICORDIOSO con quelli che non siano, o almeno, credano di non esservi riusciti?”

“Anche io lo credo” mi rispose l’Angelo.


Ancora riflessioni sull'Apocalisse

 


Giovanni in chiusura de “L’Apocalisse” pronuncia l’ultima visione:

Allora vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da presso Dio, pronta come una sposa, abbigliata per il suo sposo.

Ed udii venire dal trono una gran voce che diceva.

< ecco il Tabernacolo di Dio tra gli uomini! Egli abiterà presso di loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso dimorerà con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non vi sarà più morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché il primo mondo è sparito.>”

Ma ora, caro Angelo, mi e ti domando, con la frase “ perché il primo mondo è sparito”  che cosa intendesse dire il Signore:

Che Dio in  quel preciso momento aveva creato il secondo mondo ?

Ma questa ipotesi contrasta , sia con la precisazione di Giovanni che la Nuova Gerusalemme era da presso Dio e quindi già esistente , sia con la totale assenza di limiti di spazio/tempo in Dio e perciò già presente all’atto della Creazione.

Che  la creazione del primo mondo era stata imperfetta ? Tanto da renderne necessaria una seconda ?

Ma questa ipotesi contrasta con quanto sopra osservato circa la presenza presso Dio della Nuova Gerusalemme che dovrebbe costituire il secondo mondo.

Che con la scomparsa del primo mondo sarebbe scomparso anche l’inferno, in quanto pena caratteristica del primo, ma con esso non scomparirebbero pure i peccatori?

Ed ancora, poiché con la morte l’uomo esce dai limiti spazio/temporali,  ed entra nell’eternità, la stessa pena viene ad essere immediatamente annullata con la contestuale sparizione del primo mondo ?

 Ma se ciò fosse non avrebbero ragione coloro che ritengono che con la morte tutto sparisca e quindi che l’unica legge cui conviene obbedire sia quella degli uomini e non quella di Dio?

“ I tuoi dubbi “ mi rispose l’Angelo “ Sono gravi ma non mi preoccupano più di tanto perché il dono della Fede che Dio ti ha dato te li ha già fatti superare. Tuttavia le domande che ti sei posto meritano egualmente risposte .

Ti chiedi se Dio con la discesa della Santa Gerusalemme abbia creato un secondo mondo, ma tu stesso ti rispondi che questa, già esistendo presso Dio, non può configurarsi come una seconda Creazione. Ed hai ragione.

 Giovanni infatti, forse non rendendosene conto, ci dice, in ultima analisi, che Dio ci ha riammessi nel Giardino Terrestre dal quale eravamo stati esclusi per via del peccato di Adamo. Infatti , come era all’inizio, Dio abiterà con gli uomini, come aveva abitato con Adamo, e come Adamo prima del peccato non era soggetto alla morte ne ad alcuna pena, altrettanto avviene nella Santa Gerusalemme.

Ti chiedi con la seconda domanda se l’imperfezione del primo mondo avesse reso necessaria la creazione del secondo. Ma la stringatezza della risposta che te ne dai mi rivela che il tuo dubbio non riguardava la creazione  del secondo mondo ma l’imperfezione del primo, o meglio se effettivamente fosse tale il primo, in cui peraltro stai vivendo.

 No, Gian Carlo, la Creazione fu perfetta, ed è Dio stesso che lo conferma affermandone la Bontà , come si legge nella Genesi.

 Il mondo che sparisce con la discesa della Santa Gerusalemme non è quello creato da Dio ma quello che è stato deturpato dal peccato di Adamo.

Con l’acquisizione della conoscenza del Male il nostro progenitore ha ottenuto una doppia visione del creato ed è proprio quella che ci ha trasmesso.

 Di ogni cosa creata gli uomini ne vedono anche l’aspetto che il Serpente, che altri non è che il Maligno, ha voluto che vedessero, ovverosia il Male.

 Se prima per l’uomo tutto era Buono dopo non fu più solo tale.

Ma il mondo era rimasto così come Dio l’aveva creato, era l’uomo che era stato cambiato dal Maligno.

L’intima Bellezza del mondo in cui vivi è rimasta tale quale Dio la creò.

Mutata purtroppo è la sua “apparenza”, ma non la sua “essenza”.

E questa mutazione è dovuta all’opera dell’uomo così come il Maligno l’ha mutato.

Ma sempre e comunque di “apparenza” si tratta, ovverosia dal modo con cui si guarda.

Quindi sono gli uomini o almeno alcuni di essi, che non riescono a vedere, al di là del  Male, la  Bontà del mondo, che comunque persiste nella sua originaria Bellezza.

Lo sguardo di S. Francesco infatti quando incontrò il lupo aveva superato il Male e potè vederne l’intima Bontà voluta dal suo Creatore.

 Ed allora non fu il primo mondo imperfetto, ma quello voluto dal Maligno attraverso l’opera dell’uomo.

Maligno che, come Gesù  ben tre volte lo ha definito ,  era ed ancora ne è il Principe.

Gli ultimi tuoi dubbi in ultima analisi riguardano le conseguenze che la sparizione del primo mondo avrebbe sul peccatore e la pena alla quale è stato condannato.

A questa domanda non mi è dato rispondere

A nessuno è dato infatti conoscere il Pensiero del Signore.

Dovrai quindi rivolgerti alla tua fede per darti le risposte che con questa siano coerenti.

 Io potrò solo controllarne, quando sarai pronto, la solo la coerenza logica”

E con queste parole sparì dai miei occhi sentendone io tuttavia la sua presenza nel mio animo.


mercoledì 7 agosto 2024

La domanda più difficile

 

Ieri mattina sono andato in chiesa per assistere alla funzione funebre per la morte di un giovane di soli 18 anni, nipote di una carissima amica, in un incidente stradale.
La chiesa era letteralmente gremita di giovani amici del defunto il cui numero talmente elevato , calcolai nel minimo di oltre 100 , mi lasciò stupefatto.
Mi domandavo infatti che cosa avesse avuto di eccezionale quel giovane per raccogliere intorno a se tanto affetto.
La risposta che mi diedi non poté che essere la partecipazione affettiva nei confronti di tutti coloro che in vita gli  erano stati intorno e che ieri ne sentivano la mancanza.
Dunque una  bontà assolutamente fuori da ogni comune aspettativa.
Questa mia conclusione  venne in qualche modo confermata dall’omelia che il celebrante aprì con l’invocazione a tutti i presenti di non “incolpare Dio” per tale morte.
Ma non ne diede alcuna spiegazione.
Anche nell’omelia di questa domenica il celebrante, commentando il passo del vangelo di Marco che racconta la guarigione del lebbroso che   si era rivolto a Gesù dicendo  “ Se tu lo vuoi puoi farlo” , ha evidenziato la potenza di Dio, omettendo però di soffermarsi sulla volontarietà da cui tale potenza dipende.
A questo punto non ho potuto non domandarmi, ma se il Signore avesse voluto avrebbe di certo potuto evitare quella morte così come aveva voluto mondare il lebbroso, ed allora, perché non l’ha fatto ?
Ed ancora: perché noi uomini di “poca fede” dovremmo cercare comunque di non “incolpare Dio” ,  certo non già di quella morte , ma quanto meno di non aver voluto evitarla ?
Ma se la risposta, per quanto riguarda la nostra fede, non può essere altro che la “qualità”  di quella che noi abbiamo mentre quella del giovane di certo era superiore, perché diversamente non si spiegherebbe l’affluenza alla cerimonia funebre, perché Dio non ne ha voluto la sopravvivenza all’incidente stradale ?
Ed ancora come possiamo, noi uomini di “poca fede”, accettare l’ulteriore invito del celebrante il rito funebre a  tutti coloro che amarono il giovane, a superare il dolore attraverso la certezza della beatitudine che il Signore di certo stava concedendo  al giovane ?

Quante e che domande ti sei posto Gian Carlo” mi disse l’Angelo la sera quando l’ho trovato che mi spettava in salotto, “ ma sai benissimo che le risposte devi trovarle da solo. Io posso solamente guidarti in questa ricerca”

“ Capisco” risposi “ che la ricerca che mi chiedi, pur se non mi porterà alla certezza della  veridicità delle risposte che potrò darmi, indubbiamente aumenterà la QUALITA’ della mia fede, e questo sarà un gran risultato.

Prenderò quindi  le mosse da alcune certezze.

La prima: che il peccato originale, quale che sia stato, si è risolto in una scelta di indipendenza dei nostri progenitori   rispetto alla volontà del Creatore, che ha portato come conseguenza l’assoggettamento alla morte, che , non essendo stata voluta nella creazione, trova  evidentemente origine demoniaca.

Ovverosia  nell’assoggettamento al Demonio stesso come si desume dalla definizione PRINCIPE DEL MONDO che Gesù ben tre volte ne dà nel Vangelo di Giovanni.

La seconda: che la morte del giovane quindi fu voluta da tale Principe , e di conseguenza non può essere incolpato il Signore.

Ma resta il fatto che pur avendone il potere non volle evitarla, come avrebbe ben potuto. E in fondo a questa colpa si riferiva il celebrante nella sua omelia.

Dunque la ricerca dovrà incentrarsi su quale fosse la volontà del Signore nel momento dell’incidente .

Posto che tale domanda non ha possibilità alcune di risposta per via del vincolo spazio temporale in cui siamo immersi che  impedisce, ai nostri sensi oltre che alla nostra ragione, la effettiva comprensione dello  stesso concetto di eternità in quanto privo di inizio e  fine come tutto ciò che ci circonda.   

Ne consegue che così come non ci è dato comprendere l’essenza  del nostro Creatore se non come infinito  amore, che però proprio la sua mancanza di limiti ce  ne rende impossibile l’effettiva comprensione, altrettanto avviene per la sua volontà.