1) LA
BATTAGLIA FINALE
Se ne stava sull’alto
dirupo sovrastante la piana chiamata in
ebraico Armagedon dal quale aveva assistito alla distruzione dei suoi eserciti.
Sotto il suo impero
l’umanità aveva raggiunto una espansione inimmaginabile nei secoli precedenti,
le astronavi della terra avevano conquistato le stelle e l’uomo era pressoché
immortale.
Ma in fondo aveva sempre
saputo che questa battaglia vi sarebbe stata e lui l’avrebbe persa non ostante
l’ enorme potenza che era in grado di impiegarvi.
“Mactub” sta scritto,
afferma l’antica lingua araba ormai da millenni non più parlata, ma sapeva
perfettamente che quell’affermazione era rimasta sempre valida solo per lui.
STA SCRITTO.
Un’altra affermazione che
lo aveva colpito era stata scritta secoli addietro da un poeta arabo: “ La mano passa e scrive e poi che ha
scritto continua, e nulla può farle cancellare ciò che ha scritto, neppure il
tuo pianto , amore mio”
Ma se l’amore nulla può
su quanto è stato scritto, si era sempre detto, il sacrificio di Cristo era
stato inutile e forse questa battaglia non l’avrebbe persa.
Ma non era stato così. E
lui avrebbe dovuto saperlo.
Nella sua infinita
potenza aveva creduto di conoscere il pensiero del suo Avversario, ma non aveva
tenuto in conto proprio ciò che Quello aveva mostrato a Giovanni.
Eppure era stato chiaro :
“ Dopo queste cose ebbi un’altra visione
e mi apparve una porta aperta nel cielo, e
la voce che avevo udito prima, come
una tromba, mi parlò di nuovo, dicendo: Sali qua e ti farò vedere le cose che
devono accadere in seguito. E subito fui rapito in estasi. Ed ecco, un trono
era innalzato nel cielo, e sopra il trono UNO a sedere. E colui che vi stava a
sedere era simile alla pietra di diaspro e di sardio; il trono era circondato
da un’iride simile allo smeraldo”
Ora lo sapeva.
Quella visione, unita
alla sua infinita superbia che lo aveva portato a credere di essere uguale a
Dio, lo aveva indotto in errore.
Come poteva infatti una
misera creatura mortale, quale era Giovanni, essere portata a tale
conoscenza che solo lui, primo tra gli
angeli, avevo avuto?
Dunque ciò che Giovanni aveva scritto
nell’Apocalisse era solo il frutto
di una mente sconvolta dalle
parole che Cristo aveva pronunciato nella sua breve vita terrena, e non di
quell’UNO che invece dichiarava di aver visto ed udito.
Ma quelle parole ormai nel suo impero, da
secoli erano considerate alla pari di tante altre leggende sulle epoche
primitive dell’umanità.
E d’altronde lo stesso
Cristo lo aveva chiamato il Principe del Mondo, e tale era stato dopo la morte di
quello.
Perché dunque preoccuparsi di una profezia che
confondeva eventi passati da millenni
con quelli ancora da accadere ?
“Poi
un gran segno apparve nel cielo: una donna rivestita dal sole ,con una luna
sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle; ed essendo incinta
gridava per le doglie del parto e le angosce nel dare alla luce. Intanto
apparve un altro segno nel cielo: un dragone ,dal colore del fuoco con sette
teste e dieci corna; e sette diademi in testa”
Quel
dragone in effetti, aveva sempre riconosciuto, rappresentava la sua potenza, così
come il figlio che la donna aveva in seno era il Cristo che lui non era
riuscito a divorare : “ appena fosse
nato” perché , come Giovanni stesso scrive :” fu rapito verso Dio e al suo trono “
Ma questa di Giovanni era
una visione di ciò che era avvenuto prima dell’inizio del tempo , prima ancora
della Creazione, quando tutti gli angeli
erano nel cielo, e lui , proprio e solo lui, aveva ancora la cognizione del
pensiero di Dio.
E
fu questa cognizione e l’intollerabile invidia per quel figlio che doveva
nascere che lo aveva spinto a cercare di divorarlo onde evitare che, quando
fosse giunto il momento, quel bimbo fosse :destinato
a pascere tutte le nazioni con una verga di ferro” .
Destino che lui, il
principe di tutti gli angeli , riteneva gli fosse dovuto.
La prima battaglia.
“
Allora avvenne una guerra nel cielo . Michele e i suoi angeli combattevano
contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia, ma non
poterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. E il gran dragone
fu precipitato L’antico serpente , che si chiamava diavolo e Satana, il
seduttore del mondo intero; fu precipitato sulla terra, e i suoi angeli furono
precipitati con lui.”
Ma se aveva perso quella
prima battaglia, e con essa la sua conoscenza del pensiero di Dio, era divenuto
il padrone della terra.
“
Ma guai alla terra ed al mare, perché il diavolo è sceso a voi con grande ira, sapendo di aver più poco tempo!” aveva scritto Giovanni.
Ma il tempo non era un
suo problema essendo un puro spirito e quindi immortale.
Il problema semmai erano
le creature che Dio aveva creato altrettanto immortali, e per di più pervase di
quell’amore che aveva profuso in loro.
Ma lui era il Grande
Tentatore, il serpente che convincendo Eva lo aveva effettivamente reso padrone
del mondo. Si trattava solo, a quel punto, di creare un mito che in forme umane
potesse guidare l’umanità lontano da Dio.
“
Poi vidi salire dal mare una Bestia che aveva dieci corna e sette teste, e
sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di bestemmia ” aveva
scritto Giovanni “ Il dragone le dette la
sua potenza, il suo trono e grande
autorità. E vidi una delle sue teste come ferita a morte, ma la sua piaga
mortale era stata guarita. E tutta la terra, meravigliata seguiva la bestia. Si
prostrarono davanti al dragone che aveva dato il potere alla bestia, come pure
davanti alla bestia.”
Tutto ciò era già
avvenuto quando Giovanni scriveva il suo libro.
Furono i falsi Dei, che
gli uomini stessi crearono spinti dalla paura della morte che il serpente aveva
celato nella mela offerta ad Eva, che gli diedero la vittoria.
Quella fu la SECONDA BATTAGLIA in cui nulla poterono
i profeti.
Poi venne CRISTO.
L’umanità o almeno gran
parte, lo riconobbe perché con le sue parole aveva vinto la paura della morte.
La TERZA
BATTAGLIA era iniziata.
Ma il Grande Tentatore aveva ancora due armi
vincenti: il danaro e con esso il potere,
e le mise in campo.
“Poi
vidi un’altra bestia che saliva dalla terra” scrive ancora
Giovanni”Essa esercita tutto quanto
il potere della prima bestia--------Ed
essa fece si che tutti, e piccoli e grandi, e ricchi e poveri, e liberi e servi
ricevano un’impronta sulla loro mano destra o sulla fronte di modo che nessuno
possa comprare o vendere , se non chi ha l’impronta, il nome della bestia o il
numero del suo nome”
Così vinse la terza
battaglia e fu il Principe del Mondo come Cristo stesso lo definì.
Passarono i millenni ed
il suo dominio sulle anime degli uomini
si accrebbe man mano che trasferiva le
sue conoscenze a quelli instillando loro
la sua stessa superbia.
Sotto la guida della
seconda Bestia, che gli ultimi cristiani chiamarono l’Anticristo, l’uomo si
considerò, prima il padrone della terra, e poi dell’universo intero quando con le sue navi raggiunse le stelle.
Nella sua ormai smisurata
superbia ,quando credeva di aver relegato il Creatore in un altro e lontano
universo, non si ricordò che Giovanni
aveva indicato esattamente l’inizio della
QUARTA
BATTAGLIA
“E
vidi una donna seduta sopra una bestia di color rosso scarlatto, coperta di
nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era vestita di porpora e
di scarlatto, tutta adorna d’oro, di pietre preziose e di perle; essa teneva in
mano un calice ricolmo di abominazione e di immondezza della sua lussuria. E
sulla fronte un nome misterioso: Babilonia la grande, la madre delle meretrici
e delle abominazioni della terra.”
Solo quando la sua
immensa capitale sulla Terra esplose per l’ingordigia tecnologica che lui
stesso aveva instillato nell’uomo, e vi fu un immenso bagliore nell’universo, si
ricordò quanto Giovanni aveva scritto :
“E
dopo queste cose vidi scendere dal cielo un altro Angelo, con gran potenza, e
la terra fu illuminata dal suo splendore. Egli gridò con voce potente: E’
caduta, è caduta la grande Babilonia! E’ diventata la dimora dei demoni, il
covo di ogni spirito impuro, il ricovero di ogni uccello immondo e odioso,
perché tutte le genti hanno bevuto il vino della sua frenetica lussuria e i re
della terra hanno fornicato con lei e i mercanti della terra si sono arricchiti
per l’esorbitante suo lusso”
Ma ormai la battaglia era
iniziata ed a nulla valsero le legioni di uomini e demoni che lui aveva messo
in campo.
“Poi
vidi un Angelo che scendeva dal cielo tenendo in mano la chiave dell’abisso ed
una grande catena. Egli afferrò il dragone, l’antico serpente, che è il
diavolo, Satana, e lo incatenò per mille anni e lo precipitò nell’abisso e chiuse e sigillò sopra di lui, perché non
potesse più sedurre le nazioni, finché non fossero finiti i mille anni, dopo i
quali deve essere sciolto per poco tempo.”
Mille anni trascorsero in
un attimo per lui creato prima che il tempo fosse, e quando fu sciolto , come
Giovanni aveva scritto:
“ Uscì dalla sua prigione a sedurre le nazioni
che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per adunarle a battaglia, in
numero si grande come l’arena del mare------
Ma scese un fuoco dal cielo e li divorò”
Quella fu la BATTAGLIA FINALE
Ora era li su quell’alto
dirupo, con le grandi ali nere strette intorno al corpo, attendeva che il suo
destino si compisse come Giovanni aveva
scritto , “ nello stagno di fuoco e di
zolfo, dove sono anche la bestia ed il falso profeta, e saranno tormentati
giorno e notte nei secoli dei secoli .”
Mactub,
si ripeté senza alcun rimpianto, quando improvvisamente lo assalì il tremendo
dubbio che il Signore nel suo infinito amore per tutte le sue creature ,e lui
era stata la più bella, gli avesse concesso quei mille anni per potersi
pentire.
Ma la sua orgogliosa
superbia cancellò, e per sempre, quel pensiero per lui orrendo.
2) IL GIUDIZIO DIVINO
Nel cielo improvvisamente, splendente comparve la figura dell’Arcangelo Michele che con i suoi angeli, come aveva predetto Giovanni, aveva combattuto contro il Dragone precipitandolo sulla terra prima che il tempo fosse, e che ora avrebbe eseguito la condanna finale .
A lui si rivolse Lucifero
con queste parole.
“Ascolta
Michele quello che ho da dirti perché non è vero che io ho portato all’umanità
il male, né che sia stato il mio fine ultimo.
Il
male è stato non un fine ma solo un mezzo e per di più l’unico che avevo a
disposizione per allontanare l’umanità dalle impossibili pretese di Dio.
E’
vero che all’inizio fui mosso contro il Creatore dalla gelosia che mi derivava
dalla mia superbia; ma questa trovava ragione nella perfezione che Lui aveva
profuso in me, tanto da farmi credere di poter essere a Lui eguale.
Successivamente
però fu la pietà per gli esseri umani, per la loro impossibilità di ubbidire
alla Sue leggi e quindi raggiungere la salvezza, ovverosia vincere la morte.
Impossibilità
che li faceva sentire perennemente in colpa e quindi infelici a causa proprio
di quei comportamenti che per loro erano naturali ma che la Sua
legge condannava.
Ed
allora ho cercato di dare ristoro alla loro sofferenza.
Ma
per raggiungere tale risultato dovevo prima allontanarli da Lui, e
renderli così liberi di agire secondo la
loro natura, incuranti quindi delle Sue leggi .
D’altronde,
mi dicevo, che scopo aveva dichiarare peccaminoso l’agire secondo quella natura
che Lui stesso aveva loro infuso?
Io
ho cercato di convincerli che non esiste il peccato quando questo è il frutto
della propria natura.
Ho portato dunque la Luce nella loro vita
oscurata dai sensi di colpa dovuti all’impossibilità di adempiere i Suoi
precetti .La mia dunque è stata una decisione dettata dall’Amore per l’umanità,
e non dal Male.
Io
ho solo liberato l’Amore che era in loro.
Non
sguainare quindi Michele la spada di fuoco che mi annienterà, ma chiedi prima a Lui la conferma dopo quanto ti ho
detto.”
Gli rispose l’Arcangelo :
“ Ma quello che tu chiami Amore non è altro che il puro istinto animale
che , se non guidato, rende l’uomo simile agli animali stessi, e non superiore
, come il Signore ha voluto all’atto della creazione.”
“Ciò
significa” rispose Lucifero “ che Lui ha errato nel crearli tali.”
“Ti
sbagli ancora Lucifero, ed ancora una volta pecchi di superbia.
Nel
Paradiso Terrestre non esistevano gli istinti animali di cui tu parli perché
non esisteva il Bisogno, e tutte le creature erano felicemente libere e per di
più immortali.
Fosti
tu a corromperle portando loro la Morte, e con essa la Paura che ha liberato la
loro animalità.
E
fu con la Paura della Morte che tu hai assoggettato l’uomo al tuo potere, il
tuo dunque non fu un potere d’Amore ma di Paura.”
“Tu
dimentichi Michele” rispose Lucifero “che la Morte fu la condanna che Lui inflisse ad Adamo per
il peccato di disubbidienza che aveva commesso.
E
non ti sembra che tale condanna sia
stata eccessiva?
Io
non ho fatto altro che utilizzarne l’eccessività per istillare la Paura,
fondata tra l’altro sulla ineluttabilità della Morte stessa.
Se
dunque la Morte era ineluttabile e la Sua legge ineseguibile, all’uomo non
restava che vivere il tempo che gli era stato concesso nel modo migliore
possibile.
Questa
fu la mia proposta all’umanità.
Non la Disubbidienza dunque ma la
Vita.”
“Ancora una volta Lucifero, come accadde
prima dell’inizio del tempo, non capisci
o fingi di non capire.
Allora non comprendesti che la
perfezione che il Signore aveva profuso in te costituiva una prova che tu
avresti dovuto dare attraverso la tua riconoscente sottomissione a Lui, così come lo fu il divieto dato ad Adamo di cogliere il frutto dell’albero proibito.
Ambedue eravate liberi, ma avete
usato tale libertà per rifiutare, in ultima analisi, la sottomissione che vi era stata richiesta.
Sottomissione, bada , che non
significa mera soggezione, ma riconoscenza del dono della vita e della felicità
che con essa vi era stata concessa , ovverosia
ricambiare con eguale Amore quello che aveva animato il Signore all’atto
della creazione.
Ma voi quell’Amore non solo l’avete
ignorato ma con la vostra disubbidienza avete rivendicato una indipendenza
inconcepibile nei Cieli in cui tu eri e nel Paradiso Terrestre in cui il
Signore aveva posto Adamo.
Inconcepibile in quanto solo in virtù
dell’Amore del Creatore sia i Cieli che il Paradiso terrestre esisteva per voi.
Un peccato di superbia dunque che a
te come ad Adamo ha comportato la perdita della felicità.”
“ Ma se, come tu stesso Michele
implicitamente riconosci, la condanna dell’umanità fu l’infelicità, allora la
mia proposta di vivere nel modo migliore
possibile fu un gesto d’amore “
“No, Lucifero, e per due motivi :
Il primo, perché l’Amore non nasce
dalla Violenza. E questa è sempre insita nella disobbedienza.
Il secondo , perché non fu una
condanna , come tu affermi, ma la diretta conseguenza della vostra
rivendicazione d’ indipendenza dall’Amore del Creatore.
Ossia dal vostro rifiuto di
quell’Amore e quindi della conseguente Felicità che solo da quello derivava.
Siete stati voi dunque a scegliere
l’infelicità.”
“Anche se è giusto quanto affermi
Michele, lo è stato solo per me e Adamo. E allora perché far soffrire la
medesima infelicità a tutta l’umanità che seguì ?”
“ E’ semplice Lucifero: perché
l’umanità che seguì, come tu dici, non era altro che la discendenza di Adamo.”
“ Michele ma non ti accorgi che così
ritorniamo alle colpe dei padri che ricadono sui figli per sette e sette
generazioni! Ma quelle non avevano commesso alcuna disubbidienza nei Suoi
confronti !”
“ Non le colpe , Lucifero, ma le
SCELTE.
I figli sono sempre condizionati dalle scelte
dei genitori, e così è stato per la discendenza di Adamo.”
“Ma questo condizionamento non ha
fine, Michele. E ciò non è giusto perché i figli non furono partecipi della
scelta dei padri !”
“Ancora una volta ti sbagli,
Lucifero. Il Signore ha inviato sulla terra Suo figlio per riproporre a loro
nuovamente la possibilità di scegliere fra te e il suo Amore. E dalla loro
scelta ne deriva la morte o la felicità.”
“Ma questa felicità è stata
condizionata da una impossibile obbedienza alle Sue leggi, che contrastano la
loro stessa natura.” Rispose Lucifero
“Non è così, perché l’unica legge alla quale devono
obbedienza è quella di amarsi gli uni con gli altri così come il Signore ama loro.
E questo non è certo un precetto ineseguibile. Ma lo diviene nel momento in cui
la Superbia dell’uomo gli fa ritenere di poter fare a meno di Dio e quindi
ignorare il suo precetto.
Ed è in quel momento che esercita la sua
facoltà di SCELTA che Dio ha nuovamente concesso all’uomo: la Vita Eterna o la
Morte.
Una scelta dunque Lucifero, sempre e
solo una libera scelta, non una condanna.
La giustizia ed ancor più l’Amore del
Creatore verso le sue creature, non pronuncia condanne ma continua ad offrire
all’uomo la stessa possibilità di scelta che aveva offerto a te come ad Adamo.”
“Il tuo ragionamento Michele omette
però di considerare quegli istinti animali che Lui ha condannato e che gli uomini non sono in
grado di contenere. Da qui nasce la loro infelicità.
Perché se da un lato l’appagamento di quegli
istinti dà loro una, seppure momentanea, felicità, dall’altro questa è
amareggiata dal senso di colpa per la disubbidienza commessa alla legge divina.
E d’altro canto, pur non volendo
considerare l’impossibilità, ovvero e comunque, l’estrema difficoltà di
contenere i propri istinti animali, va detto che tale contenimento ha il prezzo
altissimo della sofferenza e quindi dell’infelicità.
Solo allontanando l’umanità da Dio, come
io ho proposto all’uomo, questo potrà avere una vita felice , ovvero quanto
meno scevra da sensi di colpa.”
“Il tuo ragionamento non è corretto
per vari motivi” rispose l’Arcangelo
“il primo perché la legge divina non condanna
indiscriminatamente tutti gli istinti animali ma ne
offre la regolamentazione.
Quando il Decalogo vieta la
fornicazione non vieta il piacere che da essa ne deriva ma solo l’atto compiuto
fuori dall’unione con la propria compagna. Ovverosia con la carne della sua
carne, come Dio definì Eva quando la creò dalla costola di Adamo. Ma non basta,
l’avvento di Gesù tra gli uomini ha portato loro il sollievo del Perdono per i
peccati commessi, e quindi la felicità dell’Amore divino che nuovamente viene
profuso in loro.
Il secondo motivo perché l’allontanamento
da Dio ed il conseguente abbandono agli istinti animali non rende felice tutta
l’umanità ma solo quella parte i cui istinti riescono a prevalere su quelli
altrui. E ciò comporta una ingiusta infelicità per questi la cui unica colpa è
quella di non avere avuto la forza di opporsi.
Ma sempre l’avvento di Gesù ha
portato ai quei deboli la possibilità di vittoria, solo che chiedano nel Suo
nome l’aiuto del Signore, che, come sta scritto, non gli sarebbe stato
rifiutato.
La Grazia dunque Lucifero , la Grazia che tu non hai
considerato e che contiene in se la felicità.
Il terzo motivo la Morte e la
conseguente Paura che tu non hai affatto debellato allontanando l’uomo dal suo
Creatore, infatti questa lo attanaglierà inevitabilmente quando il vigore
fisico lo abbia anche
momentaneamente abbandonato.
Ma anche allora la Grazia potrà
soccorrerlo.
Ora Lucifero sai perché il Signore ti
ha condannato ”
3)LA REPLICA
Se
è vero, come è vero, che Gesù si è pronunciato contro la libera fornicazion
fuori dall’unione con la propria compagna, è altrettanto vero che l’istinto
naturale non è dettato da tale unione ma solo dal desiderio che , quindi,
prescinde da tale unione.
Ne consegue che tale fornicazione è insita
nella natura dell’uomo ed il vietarla comporta quella sofferenza che io ho
cercato di evitargli negando la supremazia della legge divina rispetto alla
natura stessa.
Dunque
un atto d’amore che non si fonda sulla Paura della morte come tu sostieni.”
“Non
è così” gli rispose l’Arcangelo “perché quella libera fornicazione che tu difendi non è altro che la
ricerca di oblio.
Ricerca
di quel paradiso, terrestre se vuoi, cui Adamo con la sua scelta rinunciò, e
che i suoi discendenti cercano così di ritrovare.
Ma
è un ritrovamento reso vano dalla sua stessa fugacità.
Una
felicità, ma sarebbe più giusto chiamarla appagamento,assolutamente non
comparabile con quella che hanno perso, ma che Gesù ha nuovamente offerto loro,
ma che tu, allontanandoli da Dio, rendi irraggiungibile.
No,
Lucifero, il tuo non è un atto d’amore verso l’umanità ma di asservimento a te
stesso attraverso quegli istinti naturali che il Creatore aveva finalizzato
alla riproduzione di ogni specie creata.
Tu
hai esaltato il piacere insito in quell’istinto, peraltro necessario,
isolandolo dalla sua naturale finalità e così da rendere l’appagamento di quel
piacere unico scopo di quell’istinto.
Il
piacere dunque come ragione di vita.
Ma
quale piacere?”continuò l’Arcangelo, “Solo ed esclusivamente quello del proprio corpo, come il mangiare , il
bere e perché no, il defecare stesso. Ma l’uomo non è solo corpo, l’uomo è
anche spirito e la libera fornicazione di certo non è un’attività spirituale.
Quindi
una ragione di vita che parificando l’uomo alle bestie contrasta con tutte le
facoltà intellettive che il Creatore ha infuso in lui.”
“Ma
allora come spieghi Michele la continua ricerca di quel piacere fine a se
stesso che caratterizza la vita di pressoché tutta l’umanità?”
“Con
l’oblio, Lucifero, con l’oblio.
L’umanità
attraverso il piacere fisico,quale che sia, cerca di dimenticare se stessa, di
dimenticare cioè le esigenze del proprio spirito che sono di ben più difficile
appagamento e molto spesso comportano dolorose rinunce proprio di quella
animalità corporea.
In
quei momenti di piacere, e non mi riferisco solo a quelli sessuali, l’uomo esce
da se stesso e dalla stessa propria fisicità per entrare in uno stato di
indefinito benessere che , seppure di breve durata, lo estranea dal mondo che
lo circonda.
Ti
domando allora Lucifero perché estraniarsi da questo mondo se , come dici, fosti tu che vi ha portato l’amore, e
non Cristo ?”
“Perché
la mia opera non è perfetta, Michele, come d’altronde non lo è stata la
Creazione per via dei contrasti tra lo spirito e la carne che vi erano insiti.
Ed
allora perché condannarmi?”
Gli rispose l’Arcangelo
“Perché
quei contrasti li hai voluti solo tu e non il Creatore.
Come
ti ho già spiegato, quando fu creato nell’uomo vi era la perfetta armonia tra
lo spirito ed il corpo perché non esisteva il bisogno e la felicità era profusa
in abbondanza dall’amore di Dio.
Fosti
tu, il Grande Tentatore, a creare nell’uomo il primo bisogno, quello della
conoscenza, che peraltro non era affatto sentito e quindi falso, perché la
conoscenza del bene e del male, che tu proponesti come necessaria, non era
affatto tale, dal momento che solo il bene esisteva nel Paradiso Terrestre, e
quindi la conoscenza che tu proponevi si riferiva soltanto al male,
Ed
il male che tu portasti altro non era che la Disobbedienza al comando divino,
ossia l’allontanamento dell’uomo dall’amore di Dio e quindi dall’eterna
felicità.
Il
tuo tentativo dunque, incompiuto o imperfetto che sia, di rendere l’uomo felice
attraverso l’appagamento dei sensi, si fonda sempre su quell’originario peccato
di voler allontanare Dio dagli uomini, per sostituirti a Lui.
Il
peccato di Superbia dunque che ancora ti marchia Lucifero”
“E’
vero Michele che io ho commesso quel peccato, ma ciò avvenne prima che il tempo
fosse e cosi la creazione stessa, ma poi fu il tempo e la creazione, e questa
fu evidentemente imperfetta se mi diede modo di essere , come Gesù stesso disse
.< il principe del mondo>”.
“Non
fu imperfetta, Lucifero, ma il contrario. E lo fu tanto da consentire quella
libertà all’uomo di poter scegliere fra il bene ed il male. Di poter, in altre
parole , essere tentato da te.
E
tale libertà è stata mantenuta anche per la discendenza di Adamo, proprio
perché Dio aveva voluto che l’uomo fosse superiore al resto della creazione per
la quale tale libertà non era stata concessa.
E
proprio tu Lucifero, che fosti il più bello tra gli Angeli, dovresti esserne
perfettamente conscio, dal momento che la tua Caduta non ti ha privato di
quella libertà che il tuo Creatore ti aveva concesso e che ti ha mantenuto.”
“Allora
fai ciò per cui sei qui venuto Michele” rispose orgogliosamente
Lucifero.
4) EPILOGO
Poi riprese a parlare Michele.
“Questa
è stata l’ultima scelta che il Signore ti ha concesso, Lucifero.
Ma tu l’hai rifiutata cercando di instillare
anche in me il dubbio, così come facesti con coloro che tra gli angeli ti
seguirono e che hanno formato le legioni dell’ultima tua battaglia, ma hai
perso.
La
tua Superbia ti ha fatto credere ancora una volta, come facesti con Gesù, di
poter scalfire l’amore di Dio.
Perché
questo hai cercato di fare attraverso me.
Le
tue parole infatti erano rivolte a Lui.
E
questo non sarebbe condannabile se fossero state una richiesta di perdono,
perché il Signore te lo avrebbe concesso .
Ed
egualmente non sarebbe condannabile se le critiche, quantunque errate ed ingiuste, avessero avuto lo scopo
di illustrare la tua buone fede al fine di ottenere il Suo perdono.
Ma
tali non erano.
Tu,
il Grande Tentatore, mentre da un lato hai cercato di trarmi dalla tua parte e
così sovvertire l’esito di questa battaglia, dall’altro hai rivolto l’ultima
sfida al tuo Creatore.
Per
millenni tu hai soggiogato l’umanità, prima avvalendoti della paura della
morte, quando l’umanità non si era
ancora evoluta e la vita stessa era, non solo di breve durata, ma legata quasi
esclusivamente alla forza di ogni singolo individuo e quindi evitare una morte
prematura era la principale preoccupazione, illudendolo con i falsi dei .
Poi,
quando tale paura non divenne cosi pressante per il prolungarsi della vita a
seguito delle migliorate condizioni della stessa, e fu emarginata alla sola
vecchiaia, ti avvalesti , a seconda degli individui , del richiamo del sesso e
della volontà di potenza, ossia del danaro come mezzo di raggiungimento di
ambedue.
In
tal modo sei riuscito ad allontanare gli uomini da Dio.
Ma
vedi Lucifero io so che questo era solo il mezzo, anche per te, di raggiungere
il tuo scopo finale, ovverosia la vendetta nei confronti del Creatore.
Di
dimostrargli cioè come la tua potenza fondata sul Male potesse vittoriosamente
contrastare la Sua fondata sull’Amore.
E
così ponendoti al Suo livello.
Questo
credevi, ma ti sbagliavi ancora una volta.
Ed
ora ne sei perfettamente conscio.”
“No,
Michele, non ne sono affatto conscio. Perché la disfatta che ho subito dimostra
solamente la superiorità della Sua potenza ma non del Suo Amore. Ma questa era
scontata sino dall’inizio del tempo ed anche prima. Come indubitabilmente
appresi con la mia caduta.
In
questi millenni io ho dimostrato invece che il potere del Male, il mio potere,
presso gli uomini , le Sue creature, è stato superiore la Suo Amore.
Non
alla Sua potenza, certo, ma al suo Amore , si !
Questa
è stata la mia vendetta, è l’ho ottenuta.
Ho
dimostrato quindi di essere se non superiore, quanto meno uguale a Lui.”
“La
Superbia continua ad accecarti Lucifero.
La
tua potenza, il Male, infatti manca di un attributo essenziale per dimostrare
la vantata eguaglianza e tanto meno superiorità.
Il
perdono, Lucifero, il perdono.
Il
Male non lo prevede, ma solo colui che il male ha ricevuto può perdonare, e
questo è Amore.
Nessuna
eguaglianza dunque, come tu erroneamente cerchi di sostenere.
L’Amore
del Creatore per tutte le Sue creature è e sarà sempre superiore al Male che tu
hai portato loro.
Ho
detto <tutte> perché vi comprendevo anche te.
Per
mille anni infatti il Signore ti ha tenuto incatenato per consentire il tuo
ravvedimento.
Non
una punizione dunque ma un ulteriore gesto d’Amore nei tuoi confronti.
Ma
tu hai scacciato come orrendo questo pensiero che pur avevi avuto”
E fu allora che Michele sguainò la sua spada di fuoco.
5) LA FINE
Improvvisamente mentre
fluttuava nel nulla si formarono nella sua mente i pensieri, e con essi la sua identità.
E da quei pensieri seppe chi fosse.
“Prima
che io fossi esisteva solo Lui: il nostro Creatore, se così si può dire ,
perché noi eravamo in Lui e Lui era in noi.
Ma
Lui era anche oltre noi.
Lui
era il tutto di cui noi facevamo parte.
Esistevamo
nella Sua luce anche se la luce non era stata ancora creata, perché Lui era la
luce e noi vi eravamo immersi.
Eravamo
immersi nella Sua perfezione in un istante perenne, senza principio quindi e
senza fine, perché il tempo non era stato ancora creato.
Eravamo
gli Angeli, ed io ero il primo di loro, anche se non ne avevo coscienza, perché
non esisteva niente al di fuori di noi se non Lui e noi eravamo in Lui.
Poi
la Sua luce si proiettò nel nulla e fu la creazione.
Ma
questa era diversa da noi, perché Lui la volle al di fuori di noi anche se gli
apparteneva totalmente potendo disfarla in ogni momento.
Fu
allora che ebbi coscienza di me per via della diversità che distingueva noi
Angeli dal resto del creato.
Ma
questo avvenne prima ancora della creazione, in quell’istante perenne in cui
tutto già esisteva in Lui, e noi ne facevamo parte.
Ma
proprio perché noi facevamo parte di Lui, facevamo parte anche della Sua eternità
e quindi della creazione stessa prima che la realizzasse.
Ma
qualche cosa era cambiato, e questi pensieri me ne davano conferma.
Capii
che la creazione era stata ultimata e con essa aveva avuto inizio il tempo,
anche se sentivo che per me non aveva alcun valore, non tanto perché ero stato
creato prima di tale inizio, quanto perché questa era la Sua volontà.
La
diversità.
Fu
la diversità la mia maledizione, perché
attraverso quella ebbi coscienza di me.
Prima,
se mai ci fu un prima, ero parte di Lui e come tutti gli altri Angeli esistevo
in Lui, felice della Sua stessa felicità.
Niente
mi distingueva dagli altri, perché la Sua luce illuminava con uguale intensità
tutti noi e quella luce era la sorgente della nostra esistenza, senza quella
luce noi non saremmo stati.
E
con quella luce Lui ci faceva partecipi di Se, e lui era il tutto e fuori di
Lui era il nulla.
Era
l’Amore quella luce, l’Amore che Lui profondeva verso noi e che da quell’Amore
eravamo stati creati, e ne costituiva quindi la nostra stessa comune essenza.
E
sempre Amore e solo Amore ciò che noi rimandavamo a Lui.
E
non poteva essere diversamente perché null’altro esisteva in noi.
Poi
Lui volle qualche cosa al di fuori di Se, che nascesse sempre dal Suo Amore ma
che non fosse partecipe di Se come lo eravamo noi.
Dunque
diverso da noi, e quel qualcosa fu il termine di paragone che prima non avevo,
e che mi ha dannato.
Ebbi
dunque coscienza della mia superiorità rispetto a tutta la creazione, ma anche
della mia diversità rispetto a Lui.
La
coscienza di Esistere ha portato con se il Pensiero, che prima non mi
apparteneva essendo entità formata solo dal sentimento d’amore, e col Pensiero
anche gli altri sentimenti che mi erano sconosciuti.
Conobbi
allora l’invidia.
Verso
di Lui per la Sua superiorità e verso gli uomini che Lui aveva creato per
la libertà che io non avevo.
Loro,
piccole creature, non erano costretti ad amarlo in ogni istante della loro
esistenza come invece il Suo Amore costringeva me che da quell’Amore traevo la
mia esistenza.
Non
che non Lo amassi, o che non volessi amarlo, perché mi era impossibile, volevo
solo la libertà di essere me stesso.
Conobbi
allora la superbia.
La
coscienza della mia perfezione mi portò a credere di potermi allontanare da
Lui.
O,
forse, fu ancora il Suo Amore che me lo concesse, perché io potessi accorgermi
del mio errore.
Ma
proprio in questo dubbio trovò radici la mia avversione per Lui.
Compresi
quanto incommensurabile fosse il Suo Amore e come la mia semplice avversione
fosse insignificante rispetto a quello, se non ostante tutto mi veniva
egualmente profuso.
Ma
io potevo rifiutarlo preferendo, al Suo Amore, il nulla che ne sarebbe seguito,
ed in tal modo rivendicare, se non una impossibile uguaglianza, quanto meno la
mia personale identità.”
Questi i pensieri di
Lucifero mentre fluttuava nel nulla.
Poi nella sua mente
risuonò una voce che riconobbe essere quella di Giovanni che pronunciò queste
parole :
“Allora
vidi la città santa, la nuova Gerusalemme , che scendeva dal cielo, da presso
Dio, pronta come una sposa, abbigliata per il suo sposo. Ed udii venire dal
trono una gran voce che diceva .< Ecco il tabernacolo di Dio tra gli uomini!
Egli abiterà presso di loro; essi saranno il suo popolo e Dio stesso dimorerà
con gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non vi sarà più
morte, né lutto, né grido, né pena esisterà più, perché il primo mondo è
sparito>”
E quando la voce tacque
si accorse che anche lui stava sparendo per sempre, ma quel che più conta,
comprese, nell’ultimo istante, che l’Amore di Dio gli aveva risparmiato quello
“stagno di fuoco e di zolfo” dove Giovanni aveva predetto che sarebbe stato
tormentato nei secoli dei secoli. Perché in quell’ultimo istante comprese che
Dio aveva così ultimato la Creazione del “Primo mondo” e con quello spariva
anche quell’Angelo che lui era stato quando fu scaraventato sulla terra.
.
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